Il Report di Intesa Sanpaolo che misura la crescita delle imprese italiane che investono nell’idrogeno

Tempo di lettura: 2 minuti

Torino – “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) stanzia 3,64 miliardi di euro per lo sviluppo di un’industria italiana dell’idrogeno”.

Che, come è noto, è un combustibile che non emette gas serra e che può essere prodotto dall’elettricità ottenuta dagli impianti rinnovabili. E che permetterebbe la decarbonizzazione di tutti quei comparti energivori difficilmente elettrificabili, come la siderurgia e la chimica.

E dunque a che punto siamo? Secondo uno studio dedicato di Intesa Sanpaolo la filiera nazionale dell’idrogeno sta crescendo grazie per il 70 per cento di questi investimenti finanziato con fondi privati propri, il 22 per cento da fondi europei e/o nazionali.

Inoltre l’Italia è il quinto paese dell’Unione europea per brevetti per l’idrogeno (Agenzia internazionale dell’energia). Il Report di Intesa Sanpaolo ci dice anche che negli ultimi cinque anni, oltre un’azienda ha ottenuto almeno un brevetto per l’idrogeno o sta per registrarlo.

Restando ai numeri lo studio specifica che il 51 per cento delle imprese intervistate da Intesa Sanpaolo e H2IT (l’Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile) ha partecipato ai bandi del PNRR e il 33 per cento è coinvolto nelle iniziative di “Importanti progetti di interesse comune europeo”.

Il dato positivo è che per queste aziende è cresciuto il business e in prospettiva la crescita continuerà.

Quanto alle criticità il 78 per cento delle aziende italiane della filiera dell’idrogeno lamenta la mancanza di un quadro normativo chiaro, il 64 per cento il  l’incertezza sulla domanda, anch’essa non ancora chiara, le complessità autorizzative (il 53 per cento) e burocratiche (il 51 per cento).

“Per superarle le criticità”, conclude lo studio, “le imprese chiedono soprattutto la definizione di normative e regolamenti nazionali (58%), piani strategici nazionali (55%) e più investimenti per stimolare la domanda (45%) e in infrastrutture (42%)”.

Fonte: Articolo di Marco Dell’Aguzzo pubblicato e consultabile quindi su Start Magazine

Condividi :

Altri Articoli :

Iscriviti alla nostra newsletter