Ecco perché a Dubai l’Italia è stata a più riprese definita un possibile hub dei futuri mercati di idrogeno

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Dubai – Terminata la conferenza COP26, l’attenzione mondiale si è spostata sulla Esposizione Universale 2020 a Dubai, che, iniziata il 1° ottobre, si basa proprio sulla de-carbonizzazione mondiale e la lotta al cambiamento climatico.

E seguendo la preziosa ricerca di Noemi Sanna e di Thomas Bastianelli pubblicata per esteso su Geopolitica.info che invitiamo a leggere vediamo quale è la posizione dell’Italia in questo scenario e in particolare con riferimento al tema dell’idrogeno.

Ebbene, si rileva intanto che in perfetta sintonia con questa linea a  Dubai il Padiglione tricolore espone gli impegni e i progressi compiuti nel connubio di bellezza ed eco-sostenibilità in un Paese – si fa notare – gli Emirati Arabi Uniti che sono “i primi firmatari tra le petro-monarchie del Golfo dell’Accordo di Parigi e che posseggono tutti i requisiti e i vantaggi competitivi per divenire uno dei produttori di idrogeno a bassa emissione di carbonio non solo più grandi ma anche più economici al mondo. Vantano intanto, sebbene possa sembrare paradossale essere il settimo produttore e il quarto esportatore al mondo di petrolio, uno dei programmi di energia rinnovabile e di diversificazione economica più ambiziosi al mondo”.

Il paradosso apparente evapora se si tiene conto che, seppur ricco di combustibili fossili e idrocarburi, “il Medio Oriente sta subendo un incremento medio delle temperature pari a due volte quello globale e, secondo le ultime previsioni, entro il 2050 l’intera regione potrebbe diventare più calda di ben 4° rispetto al target dei 2°, stabilito dalla comunità scientifica come indice per una drastica diminuzione della qualità della vita nei territori”.

Da aggiungere che “la domanda globale di greggio ha registrato un forte calo, innescando processi di diversificazione economica e spianando la strada ai preparativi per un’era post-petrolifera, divenuta priorità anche tra le petro-monarchie del Golfo”.

Con gli Emirati Arabi Uniti che ne rappresentano l’esempio più virtuoso, già partendo dalla volontà di candidarli a ospitare la prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP28) per il novembre 2023. Emirati che a Glasgow hanno presentato un progetto dia 143 miliardi di euro sulle energie rinnovabili per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni per il 2050. Tre sono le direttrici principali: sbloccare nuove fonti di valore attraverso le esportazioni di idrogeno a basso contenuto di CO2, (idrogeno blu e verde), sviluppare una produzione sostenibile di acciaio e cherosene attraverso l’impiego dell’idrogeno come combustibile; contribuire all’impegno di zero emissioni del Paese per il 2050.

L’attività di Abu Dhabi ha suscitato l’interesse di numerosi Stati importatori di energia impegnati nella ricerca di alternative ai combustibili fossili. E’ così che trattative e incontri bilaterali iniziati a Glasgow sono proseguiti all’Expo 2020. E l’Italia ne è in previsione non solo parte. Proseguendo si capisce il perché.

Ecco infatti in sintesi il quadro ricostruito da Geopolitica.Info.

L’Italia, attraverso le sue imprese nazionali, è attiva nella ricerca di partnership con gli Emirati Arabi per lo sviluppo di soluzioni per la transizione ecologica e la produzione e esportazione di idrogeno.

Intanto Snam e Mubadala Investment Company (il fondo sovrano dal valore di 243 miliardi di dollari) hanno già a marzo firmato un Memorandum of Understanding (MoU) per collaborare su iniziative congiunte di investimento e sviluppo dell’idrogeno a livello globale.

L’Italia ha inoltre manifestato interesse per una collaborazione energetica con gli Emirati anche attraverso l’adesione all’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), con sede dal 2015 a Masdar, nei pressi di Abu Dhabi, la cui direzione è stata affidata all’italiano Francesco La Camera.

L’ ENI, ha firmato un MoU con Mubadala, volto a identificare opportunità di cooperazione nella transizione energetica, inclusi l’idrogeno e la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. L’Ad di ENI, Claudio Descalzi, ha definito “Mubadala un partner strategico, sottolineando l’importanza dell’intesa per il raggiungimento della neutralità carbonica da parte della società italiana entro il 2050”. Obiettivo-fulcro della politica energetica dell’’ENI.

All’interno del Padiglione tricolore infine è avvenuto l’incontro tra il Ministro dello Sviluppo Economico italiano Giancarlo Giorgetti e il Ministro dell’Economia degli Emirati Abdullah bin Touq Al Marri, insieme al Ministro dell’Industria e della Tecnologia, Sultan bin Ahmed Al Jaber. Si è trattato di “colloqui, avvenuti durante l’inaugurazione dell’Italia Geniale, sono poi proseguiti nel Padiglione emiratino (tappa non di poco conto) sottolineando, secondo il Ministro Giorgetti, l’importanza di un percorso congiunto di collaborazione”.

L’ Italia, vista nella sua espressione geografica come penisola, grazie alla sua vantaggiosa posizione, è stata a più riprese definita un possibile hubdei futuri mercati di idrogeno. L’Italia avrebbe, infatti, la possibilità di incrementare la sua capacità energetica e la sua proiezione nei mercati globali in virtù della esistente collaborazione con gli Emirati Arabi Uniti, dichiaratisi futuri leader nei processi di elettrolisi e nello sviluppo dei così detti idrogeni blu e verde. Tale collaborazione offrirebbe la possibilità a entrambi i Paesi di inserirsi velocemente nel mercato globale come players di primo piano.

Gli EAU potrebbero inoltre rivestire, nel breve e medio periodo, il ruolo di attore stimolante per l’incremento della produzione e stoccaggio dell’idrogeno derivato da combustibili fossili.

 

 

 

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