Bruno Pisano: con l’ introduzione dello sdoganamento centralizzato rischiamo di aggravare le distorsioni dei traffici (3)

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Roma – Bruno Pisano dopo aver riproposto la possibilità di delegare a Professionisti certificati per rendere più efficiente il sistema portuale nazionale e di sviluppare progetti innovativi come il SUDOCO, il Preclaring o i Fast corridors, introdotti dall’Autorità doganale ma spesso scarsamente utilizzati per problematiche operative, affronta il tema dell’efficienza da perseguire per tutto il sistema Italia.

La necessità di efficientare il sistema dei controlli delle merci in Italia è ormai diventata improrogabile, e sempre di più lo sarà in futuro a seguito delle modifiche normative che il Codice Doganale Unionale introdurrà, una fra tutte lo sdoganamento centralizzato.

Da anni assistiamo a distorsioni di traffico evidenti.

Nel mondo globale del terzo millennio le produzioni sono in gran parte concentrate in Estremo Oriente, mentre l’Europa Unionale raggiunge il primato di primo paese per numero di operazioni di importazione ed esportazione al mondo.

In estrema sintesi,  potremmo dire che si produce nel Far East e si consuma in Europa e che il metodo più economico ed a minor impatto ambientale per trasferire le merci dai luoghi di produzione a quelli di consumo è rappresentato dal trasporto via nave che, attraverso il Canale di Suez, collega i paesi di origine delle merci  alle coste Europee.

L’Italia, con i suoi 8000 chilometri di costa al centro del Mediterraneo, dovrebbe rappresentare la porta dell’Europa, la piattaforma logistica di distribuzione delle merci per tutto il continente.

Contrariamente a quanto imporrebbe la logica, invece, le merci rimangono a bordo delle navi che proseguono la loro rotta uscendo dal Mediterraneo, attraverso Gibilterra, e raggiungendo i porti del nord Europa, vera porta di ingresso ai mercati del Vecchio Continente.

Indubbiamente le ragioni dell’allungamento dei tempi e dei percorsi di trasporto marittimo vanno ricercate, principalmente, nelle infrastrutture di collegamento tra i porti di sbarco e i mercati di destinazione o produzione delle merci, infrastrutture di cui i nostri porti sono carenti rispetto a quelli del nord Europa.

Dal momento, però,  che diversi Operatori economici nazionali ricevono le merci in importazione o spediscono quelle in esportazione attraverso i porti del Nord Europa, le motivazioni di quelle che appaiono evidenti distorsioni di traffico vanno ricercate anche nel sistema dei controlli doganali.

Il sistema di analisi dei rischi in ambito doganale non è mai stato armonizzato a livello Unionale. Di conseguenza Paesi con vocazione mercantile come l’Olanda, per fare un esempio, attirano traffici anche grazie alla velocità di sdoganamento conseguente ad una ridottissima percentuale di controlli, penalizzando i flussi destinati a paesi come l’Italia in cui le percentuali di traffico sottoposte a controlli arrivano, per molte tipologie di merce, alla doppia cifra.

Ulteriore problematica è rappresentata dal sistema di raggiungimento degli obiettivi delle Agenzie fiscali in Italia, basati solo su risultati legati ad interventi di Polizia tributaria o giudiziaria.

Ovviamente la lotta all’evasione o al contrasto dei traffici illeciti deve continuare ad essere prioritaria per il nostro Paese, e l’azione dell’Agenzia delle Dogane deve essere efficace, da questo punto di vista, come ha dimostrato di essere negli ultimi anni. Allo stesso tempo sarebbe auspicabile introdurre, tra gli obiettivi della Pubblica Amministrazione, anche risultati legati all’efficienza, come la riduzione dei tempi di sdoganamento, di rilascio delle autorizzazioni o di restituzione delle garanzie, che ad oggi penalizzano gli Operatori economici nazionali, inducendoli a dirottare i loro traffici verso porti esteri all’interno dei quali i controlli, che come è noto comportano allungamento dei tempi e maggiori costi a carico delle merci, sono più veloci ed efficienti.

La prossima introduzione del sistema di sdoganamento centralizzato, previsto dalle norme doganali, che permetterà di presentare la dichiarazione doganale presso un qualsiasi paese della UE, anche per merci giacenti in un diverso stato membro, potrebbe penalizzare ulteriormente il nostro sistema logistico portuale.

E’ evidente, infatti, che gli Operatori economici presenteranno le dichiarazioni doganali nei paesi dove i controlli avranno una incidenza più bassa e saranno gestiti con maggiore celerità ed efficienza e, poiché lo Stato membro che incassa i dazi doganali destinati alla UE trattiene il 25% degli importi, è evidente la perdita di gettito doganale che l’Italia rischia di subire.

Alla luce di quanto sopra esposto è, quindi, auspicabile una revisione delle procedure di controllo doganale ed una armonizzazione delle stesse a livello europeo. E’ altrettanto improrogabile la necessità di efficientare i servizi doganali sia avviando processi di potenziamento della pianta organica di ADM che usufruendo del supporto di professionisti privati certificati, delegando loro compiti di supporto alla Pubblica amministrazione, come auspicato dal CNEL nel disegno di legge sulla semplificazione e la competitività della logistica italiana e dalle norme Unionali e Nazionali sopra citate.

(3 – fine)

Nella foto i relatori al congresso nazionale di Assocad a Villa Marigola 

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