Trieste – Sono trenta, a conclusione delle indagini della Polizia, i denunciati per il blocco del Porto di Trieste durante le manifestazioni non green pass.
I reati contestati sono, a diverso titolo, di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, blocco stradale, getto pericoloso di cose all’indirizzo delle forze di polizia e per i reati di grida e manifestazioni sediziose e di adunata sediziosa, nonché di manifestazione non autorizzata.
I fatti risalgono al 18 ottobre 2021 quando la Polizia ha sgomberato l’area antistante l’accesso “Varco IV” del Porto di Trieste che era stato occupato da un nutrito numero di persone per quattro giorni consecutivi con la presenza in una circostanza di circa 8.000 manifestanti.
Il presidio era stato promosso dal Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste in sciopero contro l’introduzione dell’obbligo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro, provvedimento che era entrato in vigore il 15 ottobre. La protesta ha causato un significativo calo del traffico commerciale, con conseguenti danni economici e gravi ripercussioni sulla regolarità dei servizi portuali e di gestione del traffico delle merci, obbligando molte navi a scaricare le merci in altri porti dell’alto Adriatico.
Liberata l’area, i manifestanti si sono poi riorganizzate nei pressi del cavalcavia ingaggiando scontri con le forze di polizia mentre una parte di manifestanti si è spostata in città dove ha bloccato il traffico nelle principali strade del centro.
Era stata bloccato inoltre l’accesso alla rampa che conduce allo Scalo Merci di Campo Marzio, obbligando, in via cautelativa, a interrompere il traffico anche sulla linea ferroviaria.
Le attività investigative avviate dalla Digos, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trieste Pietro Montrone, hanno acquisito molti filmati che hanno consentito le identificazioni dei manifestanti tra cui, si dice, anche i leader dei movimenti negazionisti.