Gli assalti dei pirati continuano a preoccupare armatori ed equipaggi anche perché si tratta di una minaccia in aumento, ora non più in Somalia ma soprattutto nell’Africa Occidentale.
di Enzo Millepiedi
C’è ancora chi si meraviglia che i mari, in aree ben individuate, possano essere ancora infestati dai pirati, Non quei pirati relegati nella percezione (e psicosi) collettiva a un passato oscillante tra tragedie e leggende, che, da ultimo, la serie filmica dei Pirati dei Caraibi ha rilanciato come racconto romanzato, tra il magico e il sarcastico.
E’ stato un altro film, “Captain Phillips – Attacco in mare aperto” del 2013, diretto da Paul Greengrass e con protagonista Tom Hanks, a raccontare invece, con crudezza, la vera storia del dirottamento della nave mercantile Usa Maersk Alabama. Dirottamento avvenuto nell’aprile del 2009 per mano di pirati somali con la cattura in ostaggio del comandante Richard Phillips. Il fatto fece clamore perché fu quello il primo dirottamento di una nave da carico statunitense in 200 anni di storia navale. Ma, in altri mari, soprattutto in quelli che lambiscono l’Asia, attacchi di pirati, più distanti da noi e quindi senza clamori, si sono sempre avuti e si continuano ad avere.
Pensare comunque che davanti alla Somalia i pirati potessero andare avanti indisturbati per molto sarebbe stato fuori logica. La strategicità di quel tratto di mare da e per il Mar Rosso e il Canale di Suez avrebbe sicuramente imposto un intervento internazionale mirato a debellare alla radice i rischi di assalti da pirati. E così è stato.
Ma nonostante siano stati bonificati i mari della Somalia, dell’arcipelago di Socotra (Yemen) e del Golfo di Aden, la costa dei pirati diventata ex, si è spostata dall’altra parte del Continente Africano, nel Golfo di Guinea, in pratica soprattutto davanti alla Nigeria.
Tant’è che prima delle ferie estive Confitarma, ricorderete, aveva insistito con il Governo per il mantenimento della vigilanza privata armata a bordo delle navi. E alla ripresa di qualche giorno fa, ha riproposto con urgenza il pericolo degli abbordaggi dei pirati, appunto nell’Africa Occidentale. Lo ha fatto sia attraverso un’inchiesta a tutta pagina del Sole 24 Ore sia con il contemporaneo intervento del direttore generale dell’Associazione degli armatori italiani, Luca Sisto, a Radio-24.
Ed è stato Raoul de Forcade a fare la fotografia di una situazione drammatica: tra gennaio e giugno di quest’anno sono state 61 le navi vittime di pirati nel mondo e di questi ben 22 nel solo Golfo di Guinea; cinquanta sono stati i componenti degli equipaggi rapiti dai pirati e uno di loro è morto.
Il conteggio dei 61 abbordaggi dopo il Golfo di Guinea prosegue così: 16 nello Stretto di Singapore, 9 in Perù, 5 in Indonesia, 5 nelle Filippine, 1 nel Golfo di Aden, 1 nel Mar Rosso, 0 davanti alle coste della Somalia, che, come detto, risulta bonificata.
L’attenzione si è dunque spostata dalla Somalia all’altra parte dell’Africa con una complicazione in più. La Nigeria non consente vigilanza armata attiva a bordo ma impone che siano i suoi militari a fare da scorta alle navi. Il che complica – costi notevoli a parte a quanto si è capito – la difesa delle navi, per la quale interviene la nostra Marina Militare che, risulta, è l’unico deterrente funzionante su questa vecchia rotta marittima diventata nuova per i pirati.
A confermare la gravità del fenomeno è t infine la sottoscrizione da parte di Confitarma del “The Gulf of Guinea declaration on suppression of piracy”.
Nelle foto: in alto Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, qui sopra una scena del film Captain Phillips – Attacco in mare aperto” del 2013, diretto da Paul Greengrass e con protagonista Tom Hanks e la cartina del Golfo di Guinea