LA SPEZIA – “Il mondo della portualità spezzina è ancora scosso dalla scomparsa di un pilastro come Giorgio Bucchioni, imprenditore e uomo delle istituzioni che con il suo agire ha accompagnato la crescita dello scalo per 50 anni. Le merci, però, continuano a correre, in arrivo e in partenza, e sui piazzali dei terminal …”.
E’ questo l’incipit di Thomas De Luca su Città della Spezia per introdurre l’intervista a Salvatore Avena, Segretario generale delle Associazioni del Porto della Spezia, per fare il punto sul prima e sul dopo, sul presente e sul futuro del porto.
La prima domanda è sulla sensazione è che ci sia da mettere nel conto un prima e un dopo, alla quale Avena risponde:“Certo, ma dobbiamo prendere atto che c’è un dato ormai consolidato nei traffici delle merci: quello del rallentamento della globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta nei decenni trascorsi”.
Preso atto del mutato scenario l’indagine si è spostata sulla cause che, risponde Salvatore Avena, “sono, come in ogni situazione complessa, molteplici: forse alcune sono di natura ciclica, ma in ogni caso vanno tenuti in considerazione Brexit, alla pandemia, la guerra che, “se di fatto non incide nei traffici del nostro porto, è a sua volta causa di una percezione di incertezza nei mercati e nei consumatori. E questo ne ha cambiato i comportamenti”. Per cui “’economia e mercati devono rifare i conti su elementi nuovi che possono apparire negativi negli effetti immediati, ma che possono rappresentare anche una nuova opportunità per scelte strategiche se, per primi, si ha la capacità di comprendere bene questi fenomeni e i loro effetti, anticipandoli, gestendoli e adottando nuove strategie di mercato”.
L’attenzione a questo punto si focalizza sul passaggio da partenze programmate, linee garantite per i mercati di riferimento, rapporti consolidati con importatori e esportatori, un sistema operativo e collaudato, che non c’è più e poiché le compagnie di navigazione sono state e sono le prime a far fronte a questo mutamento, per Avena “il nostro compito principale è quindi quello di dialogare con le compagnie”.
Il che significa che “si devono fare i conti con una nuova politica commerciale che a sua volta è frutto di una diversificazione degli approvvigionamenti di merci e di materie prime da parte dei mercati” e che “è talmente vero questo che sono già “molte le aziende che hanno ridotto le distanze della catena logistica e hanno iniziato a rifornirsi in Paesi più vicini e spesso anche diversi rispetto a quelli nei quali le stesse avevano precedentemente delocalizzato”.
E dunque? “Di fronte a questo scenario il nostro porto, la nostra città, le forze economiche e sindacali devono cominciare a interrogarsi e a confrontarsi per avviare un modello innovativo capace di competere; questo è indispensabile per non rimanere marginali rispetto alle dinamiche di un mercato complesso che rischia di travolgere tante realtà. In questo scenario le principali compagnie che scalano alla Spezia devono essere interlocutrici strategiche”.
In questo scenario che ruolo può avere il Porto della Spezia? Il nostro “è un porto, con tutte le sue componenti operative, aziende e lavoratori, ancora trainante per la nostra economia”.
E spiega subito dopo il perché. “Ha infrastrutture invidiabili a cominciare dalla rete ferroviaria, dal retroporto di Santo Stefano Magra, con il Centro unico dei servizi, e da decine di magazzini privati che operano nella logistica”. E ancora “a questi vantaggi si aggiungono le iniziative del progetto Green port e della transizione digitale che Autorità di sistema portuale ha messo in cantiere e gli investimenti dei terminalisti per potenziare le banchine e i piazzali”.
Basterà questo – la domanda successiva – per mantenere i livelli di crescita, di competitività e di occupazione del porto? “La risposta seria è che oggi di fronte a questo scenario internazionale tutto questo non basta più. Ripeto che sono non solo fondamentali ma anche necessari nuovi approcci ai mercati, nuove o ritrovate relazioni con i principali player armatoriali, politiche di marketing territoriale integrato fra imprese private ed enti pubblici per promuovere il porto e i servizi del retroporto e dei magazzini. E bisogna fare presto”.
Presto perché “si sta esaurendo il tempo che abbiamo di fronte per cogliere le opportunità del mercato e per mantenere in equilibrio il Porto, le sue aziende e i suoi dipendenti. Realtà portuali a noi vicine stanno già correndo molto veloci”.
L’intervista si conclude con una chiamata corale del porto insieme alla città, che solo da pochi decenni convive con uno scalo di valenza internazionale inserito nelle reti transfrontaliere europee (Ten-T) a cui si è aggiunto il retroporto di Santo Stefano Magra, perché l’orgoglio per questa realtà economica e occupazionale avvii, con scelte coraggiose, il nuovo ciclo che impongono i tempi, confermando quella vocazione all’innovazione che ha fatto scuola in Italia.
Per il testo dell’intervista integrale si rimanda a Cittàdellaspezia.it