RINA, ABB e Wärtsilä, con Helbio (Metacon) e Registro Navale della Liberia: così le navi alimentate a GNL potranno essere convertite all’idrogeno autoprodotto

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Genova – Il passaggio dell’industria marittima a un nuovo fuel non è semplice, anzi è complessa e richiede tempo e importanti investimenti. Lo vanno ripetendo gli attori di prima linea in questa sfida epocale.

Tra l’altro è un passaggio che deve contare su nuove infrastrutture di terra dedicate. In un recente intervento su Ship2Shore Magazine si fa opportunamente notare che è un video già visto con l’introduzione del  GNL . Il che fa pensare che lo stesso percorso si ripeterà anche con l’idrogeno, che è indicata come la soluzione più efficace per de-carbonizzare lo shipping.

Complessità dunque notevoli sia di tecnologiche che logistiche vanno dunque e comunque affrontate e risolte.

RINA, ABB e Wärtsilä, con Helbio (Metacon), il Registro Navale della Liberia e una major energetica hanno così di fare team  per cercare di semplificare queste oggettive difficoltà.

Si è deciso che i partner del team  lavoreranno nei rispettivi ambiti di competenza per consentire alle navi oggi alimentate a GNL di ‘switchare’ in modo piuttosto semplice all’idrogeno, combustibile prodotto a bordo non richiedendo infrastrutture terrestri né per la distribuzione né il bunkeraggio.

La tecnologia alla base di questa ipotesi è la creazione di  sistema in grado di utilizzare il gas naturale liquefatto già presente a bordo per produrre H2 e CO2 tramite steam reforming. L’idrogeno potrà quindi essere utilizzato come fuel nel motore a combustione o per alimentare fuel cell, mentre la CO2 verrà liquefatta e potrebbe essere a sua volta utilizzate come combustibile, o scaricata a terra in appositi centri di ricezione, o, nel caso di applicazione del sistema su navi cisterna, utilizzata come gas inerte per la gestione del carico.

Risultato? “L’installazione dell’equipment – che consentirebbe agli armatori di rispettare i target di riduzione delle emissioni fissati dall’IMO per il 2050 con investimenti contenuti e riadattando unità già operative – potrà avvenire in fasi progressive, durante le soste in dry dock programmate per la manutenzione ordinaria. La durata dell’upgrade delle navi potrà essere stabilita dall’armatore, modulando la frequenza e l’intensità degli interventi in relazione agli obbiettivi ambientali che si intendono perseguire”.

I promotori hanno definito questo approccio spiegato qui a grandi linee “rivoluzionario”, in quanto consente di abbattere fino ad azzerarle, le emissioni navali, utilizzando come feedstock soltanto il GNL – il cui bunkeraggio è già realtà in molti porti del mondo – evitando la necessità di realizzare una nuova e costosa supply chain per l’idrogeno.

Fonte: Ship2Shore Magazine on line di economia del mare e dei trasporti

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