Roma – “Il fermo pesca volontario dei motopescherecci di oggi è scaturito dal fatto che ormai la situazione non è più sostenibile a causa degli alti costi di materie prime e dei carburanti”.
Questa la posizione dei pescatori che si sono uniti agli agricoltori per le annunciate manifestazioni a Roma, iniziate con il presidio davanti al Campidoglio, mentre si annunciava la presenza dei titolari degli stabilimenti balneari.
In una nota i pescatori sostengono dunque queste ragioni “seppur apprezzando la difesa del comparto ittico e dell’acquacoltura da parte del Governo Italiano che ha votato contro il piano di azione della pesca a strascico a Bruxelles, che ha equiparato i pescatori agli agricoltori come “coltivatori del mare” dando la possibilità di utilizzare il Fondo di Solidarietà Nazionale e promuovere interventi compensativi e creditizi, che ha contrastato la proliferazione del granchio blu sia come contributo alla cattura, che per l’acquisto di attrezzature, che ha permesso che anche i pescatori possano accedere al Fondo per l’innovazione gestito da Ismea, e in ultimo ma non meno importante, che ha svolto e svolge un lavoro di valorizzazione e promozione del pescato tipico dei mari italiani con un rapporto continuo e costante con le associazioni di categoria”.
Queste le ragioni della mobilitazione: “Il prezzo del gasolio ha subito un rincaro del 100% dall’inizio della guerra in Ucraina e ora si aggiunge la crisi nel Golfo di Suez che ha portato un aumento di circa 15 punti nell’arco di venti giorni e il gasolio è ora arrivato a quasi un euro al litro. Inoltre a tutt’oggi purtroppo non sono stati ancora avviati i pagamenti degli ultimi tre fermi obbligatori 2021, 2022, 2023. Pure le sanzioni dettate dai regolamenti europei ormai sono identificate tutte “gravi” e impediscono qualsiasi contributo di Stato che l’impresa di pesca potrebbe avere”.
Tutti problemi che rientrano in una cornice ben più ampia “dal trattamento di Cisoa (che spetta agli operai agricoli, impiegati e quadri con contratto a tempo indeterminato, sospesi dal lavoro per intemperie stagionali o per altre cause non imputabili al datore di lavoro) agli armatori, al lavoro usurante dei pescatori, dall’indennizzo del fermo per i marittimi imbarcati ai sistemi di controllo – telecamere, log book -, dal “made in Italy” alla “Legge Salvamare”, dalla tolleranza delle maglie minime delle reti ai parchi eolici marini, ecc., delle quali si discuterà con le associazioni di categoria domani nei tavoli tecnici cosiddetti “blu” dove non ancora sono invitati gli armatori e i pescatori veri”.
In una giornata romana nervosa, come detto, la protesta è arrivata in piazza Campidoglio con trecento agricoltori che sono saliti per manifestare con slogan – “vogliamo lavorare”. “Non vi faremo mangiare gli insetti”, “Siamo qui per rivendicare i nostri diritti”.
Ai trecento si sono uniti, davanti a Palazzo Senatorio, altri agricoltori, allevatori, pescatori, balneari e partite iva provenienti da tutta Italia.