TRIESTE – L’attacco della Russia all’Ucraina ha causato, come si sa, da cinque giorni, la chiusura del porto di Mariupol nel Mare di Azov, dal quale partono, tra le altre, molte delle navi destinate a Monfalcone con le bramme d’acciaio per gli impianti di Porto Nogaro.
Va detto che il Porto di Monfalcone è la banchina che, con più di 1 milione di tonnellate l’anno, rifornisce i quattro laminatoi di acciaio a San Giorgio di Nogaro. Per questo sono ore di forte preoccupazione, sia per le conseguenze sulla produzione che interessa il Friuli Venezia Giulia sia per le forti ripercussioni su un traffico che lo scalo – da poco sotto il controllo dell’Autorità portuale di Trieste – stava riprendendo con ottime proiezioni. E il traffico di prodotti siderurgici interessa direttamente il Gruppo Cosulich e il presidente e Ceo Augusto Cosulich era proprio a Kiev per discutere la questione con i partner ucraini di Metinvest.
“Sono rientrato in Italia, con l’ultimo volo prima che bloccassero lo spazio aereo. Un po’ di fortuna ci vuole sempre. Ma sono profondamente triste, perché da questa guerra non usciranno vincitori. Tutti noi perderemo con le ripercussioni sui prezzi, dall’energia al mercato dell’automobile. Mi sembra incredibile che sia potuto accadere qualcosa di simile nel 2022”. Queste le parole di Cosulich – riferite da Adriaports -, rientrato in azienda.
Il porto di Mariupol resta dunque chiuso – informa con gli aggiornamenti Adriaports – mentre alcune navi destinate a Monfalcone sono già in viaggio e altre stanno giungendo dal Baltico, con carichi di acciaio dalla Russia. L’attenzione è ora rivolta a capire cosa succederà alle navi in partenza.
Le ultime notizie in tempo reale e trasferite a AdriaPorts parlano di una nave in attesa al porto di Mariupol che doveva partire entro oggi verso Monfalcone. Si tratta di un carico da 4000 tonnellate di acciaio che sta per essere rizzato ma, con ogni probabilità, la nave resterà in porto. I russi, infatti, hanno bloccato lo stretto di Kerč’, trasformando in una specie di lago il Mar D’Azov, dove è comunque sconsigliabile navigare a causa di scaramucce tra imbarcazioni militari russe e ucraine di piccole dimensioni.