LA SPEZIA – Nel momento in cui il conto alla rovescia per il passaggio dal vecchio al nuovo anno è alle battute finali come sempre ci si comincia a domandare che cosa c’è da buttare del passato e che cosa c’è da sperare nel futuro alle porte?
Ci si domanda in pratica, nel nostro ambiente, quale sarà l’evoluzione (o l’involuzione) dell’economia e del commercio in generale e quali saranno gli handicap che potrebbero per esempio ritardare o contenere i piani di sviluppo, mondiali, europei e ovviamente italiani.
Le banche centrali, cominciamo da qui per questa prima esplorazione, si sono dette attendiste intanto sull’inflazione che è tornata a scaldarsi a causa della ripresa improvvisa e abnorme della domanda alla quale l’offerta si è dimostrata impreparata in parte a causa della prudenza dettata alla produzione dalla pandemia e in parte per una impreparazione strutturale, con poche eccezioni, sul fattore materie prime.
La prima domanda che ci si pone, al netto dell’andamento della pandemia che è tornata a pesare inaspettatamente sulla società e sulla economia mondiali, è quale andamento avrà l’inflazione. Le stesse banche centrali contano di vederla raffreddare nel corso del 2022 ma ovviamente non ne sono così sicure. Anche perché si è passati nel breve ciclo dal rischio della deflazione all’impennata opposta.
Quanto ai trasporti e alla logistica anche sui noli che sono schizzati a livelli impensati per tutto il 2021 non si conta di vederli decrescere mentre sono saliti sull’otto volante i rifornimenti e di conseguenza i costi dell’energia in una Europa che si vede stretta a tal punto nella morsa da attendere speranzosa nel sollievo che porteranno le quindici navi cariche di gas che partite dagli Stati Uniti stanno attraversando l’Atlantico.
I colli di bottiglia nella produzione continuano peraltro e anche per questo a preoccupare mentre quelli della logistica, chiamata a un surplus di lavoro, cominciano ad attenuarsi sempre al netto delle insidie della pandemia che ha rimesso a terra, come si è visto da Natale, le flotte aree.
C’è però la domanda che continua ad essere sostenuta anche per il dopo Natale e quindi per un 2022 che vedrà probabilmente crescere i consumi grazie anche alla liquidità accantonata nei due anni di Covid. Tanto che di una previsione si è abbastanza certi: che il commercio mondiale continuerà comunque nella sua crescita nell’anno che verrà nonostante appunto le nuove ondate di Covid-19 e delle sue varianti. Tanto che analizzando i report di settore qualche settimana fa la Gazzetta Marittima ha rilanciato perfino la percentuale di Euler Hermes che stima per il 2022 la crescita del 5,4 per cento del commercio globale.