LA SPEZIA – Dante non fu l’unico poeta a essere legato al territorio di Carrara e della Val di Magra come abbiamo descritto in un approfondimento precedente.
Anche il suo discepolo e ammiratore Giovanni Boccaccio ebbe dei rapporti con questa zona. Nel Decameron, infatti, ambienta una delle sue novelle (la quinta della quarta giornata) a Mulazzo, un borgo della Lunigiana dove si trova il castello dei Malaspina.
Qui il protagonista Federigo degli Alberighi si reca per chiedere in sposa la vedova Monna Giovanna, di cui era innamorato da tempo. Per farle onore, Federigo sacrifica l’unica cosa che gli rimane: il suo falcone, che cucina e offre alla donna come pasto.
Monna Giovanna, commossa dal gesto, decide di sposarlo e di donargli tutti i suoi beni.
Anche il poeta e umanista Francesco Petrarca ebbe dei contatti con il territorio di Carrara e della Val di Magra. Nel 1353, infatti, fu ospite dei Malaspina a Fosdinovo, dove scrisse una delle sue opere più celebri: il Secretum, un dialogo immaginario tra lui e Sant’Agostino. In questo libro, Petrarca confessa al santo le sue debolezze e le sue passioni, tra cui l’amore per Laura, la donna che aveva ispirato i suoi sonetti.
Petrarca rimase colpito dalla bellezza del paesaggio e dalla cortesia dei suoi ospiti, tanto da dedicare loro una lettera di ringraziamento.
Petrarca scrisse anche dei versi dedicandoli alla Spezia. In una delle sue lettere (la quarta del libro I delle Familiari), indirizzata al suo amico e mecenate Giovanni Colonna, Petrarca racconta di aver visitato La Spezia nel 1333, durante il suo viaggio verso Genova.
“Quidam sinus est Ligustici nominis orae mirandus aspectu satis et amenus aquarum limpide tranquillitate et montium silvarumque opacitate, quem Portum Veneris veteres appellarunt, non immerito ut opinor, nam et ipsa loci pulchritudo et caeli salubritas et maris amoenitas hoc nomen satis conveniens faciunt.”.
Il poeta descrive la città come un luogo piacevole e tranquillo, situato in una baia naturale circondata da monti. Petrarca elogia la bellezza del paesaggio e la bontà dell’aria e dell’acqua, che gli fecero provare una sensazione di benessere e di pace.
Petrarca si sofferma anche sulla storia antica della Spezia, ricordando che fu fondata dai Liguri e poi conquistata dai Romani, che le diedero il nome di Portus Veneris in onore della dea Venere. Il poeta cita anche alcuni autori classici che hanno parlato della Spezia, come Plinio il Vecchio e Lucano. E conclude la sua lettera esprimendo il desiderio di tornare qui in futuro, per godere ancora della sua bellezza e della sua ospitalità.
Dante, Boccaccio e Petrarca, i tre grandi della letteratura italiana del Trecento e i fondatori della lingua volgare, hanno avuto dunque intensi legami con il territorio (di Lunigiana, Carrara. Val di Magra, Lerici. La Spezia e Portovenere), che ha saputo offrire loro ospitalità e ispirazione, un territorio che conserva le tracce della loro presenza e della loro grandezza.