Ve la sareste mai immaginata una barca di lino, candida e bellissima, solcare il mare, mentre un catamarano sta facendo il giro degli oceani alimentandosi di idrogeno autoprodotto con l’acqua di mare? Di questa impresa abbiamo parlato di recente. Oggi proponiamo invece questo innovativo esempio di economia circolare della nautica da diporto. Traiamo lo spunto da un settimanale, “Stradenuove”, diretto da Luca Telese della 7 e direttore editoriale Francesco Carrassi, già direttore de La Nazione. Nel suo ultimo numero (Stradenuove.it) racconta, con il titolo “Barche di lino: l’innovativo esempio dell’economia circolare della nautica da diporto”, a firma di Alessio Ramaccioni, la storia di un “team giovane che mettendo insieme l’amore per il mare, la passione per la vela e l’innovazione sostenibile, hanno realizzato un progetto dedicato all’ambiente. Si tratta di una startup italiana, la Northern Light Composites, con sede a Monfalcone (GO) che ha prodotto imbarcazioni riciclabili in fibre naturali come soluzione definitiva al problema vetroresina. Giunte a fine vita, le imbarcazioni realizzate con questi materiali vengono spesso abbandonate nei cantieri, nei porti, o deliberatamente affondate, con gravi conseguenze sulla fauna e la flora marine.
Dalla passione per la vela e per le tecnologie dei materiali deriva la determinazione dei tre giovani fondatori di Northern Light Composites, la startup italiana con sede a Monfalcone (GO) che ha deciso di impegnarsi per la salvaguardia del mare e finalmente ha trovato una soluzione definitiva al problema vetroresina. Giunte a fine vita, le imbarcazioni realizzate con questi materiali vengono spesso abbandonate nei cantieri, nei porti, o addirittura deliberatamente affondate, con gravi conseguenze negative sulla fauna e la flora marine.
“Purtroppo – spiegano i tre fondatori – le fibre di vetro richiedono un elevato dispendio energetico, perché possono essere prodotte solo ad alte temperature. La lavorazione delle resine poi è potenzialmente pericolosa per la salute. Inoltre, a fine vita, le possibilità di riutilizzo di questo tipo di materiale composito sono davvero scarse. A questo, va aggiunto che finora, sul mercato non esisteva un’alternativa alla vetroresina, ecosostenibile e riciclabile. Noi abbiamo studiato, testato e messo a punto un materiale composito con fibre di origine vegetale, principalmente lino, realizzato grazie a tecnologie innovative e sostenibili, che permette il riciclo delle imbarcazioni.
A questo materiale i tre giovani hanno dato un nome: rComposite, salutato come Q”seme per una nuova economia circolare nella nautica da diporto”, dice Piernicola Paoletti, Chief Financial Officer e co-founder della giovane startup.
E nell’articolo si spiega che “non solo la fibra usata da NL Comp è di origine naturale; la resina termoplastica Elium®, selezionata per realizzare il materiale composito degli scafi, si separa facilmente dalle fibre e può essere rigenerata dopo un semplice processo di polverizzazione e scioglimento. Anche l’anima del composito, in Atlas HPE, è riciclabile.
La conclusione: “Grazie a questa tecnologia, i loro yacht da diporto e le loro barche a vela non sono solo performanti, ma anche ecosostenibili e rispettosi della salute dei lavoratori”.
Se vi interessa e andate sul sito troverete anche l’immagine affascinante di questa barca a vela in navigazione. Per noi è un piacere averla segnalata.