Roma – Estendere in Italia a tutti i collegamenti insulari e alle Autostrade del Mare l’esenzione dall’Ets, il sistema di scambio delle quote di emissione a livello comunitario previsto nel pacchetto Fit for 55, per difendere la continuità territoriale e come strumento di vera sostenibilità ambientale.
Lo hanno chiesto, rivolgendo un appello anche al prossimo Governo, Matteo Catani (nella foto) di GNV e componente del consiglio direttivo di Assarmatori e presidente della commissione Cabotaggio e Autostrade del Mare, e Alberto Rossi, segretario generale dell’associazione, intervenendo alla Naples Shipping Week.
Il Parlamento Ue ha chiesto l’esenzione dall’Ets per le tratte soggette a obblighi di servizio pubblico, mentre il consiglio ha fatto altrettanto per i collegamenti con le isole minori. Ma secondo Assarmatori non basta. “Dobbiamo confermare questo assetto anche in vista della Direttiva finale – ha spiegato Catani – e far sì che anche tutti i collegamenti insulari e quelli delle Autostrade del Mare ottengano l’esenzione. Altrimenti ci troveremmo di fronte a una lesione del principio di proporzionalità dell’Ue, visto che l’Italia sarebbe maggiormente penalizzata da queste misure rispetto ad altri Stati membri vista la sua dipendenza dal trasporto marittimo”.
Il nostro Paese, infatti, è leader nel Mediterraneo per le Autostrade del Mare, con una quota di mercato del 37%. “Mettere a rischio questo sistema, che si è realizzato anche grazie a strumenti importanti come il Marebonus – ha aggiunto Alberto Rossi – significherebbe correre il rischio di uno switch modale inverso, cioè dal mare alla strada: altro che sostenibilità ambientale, aumenterebbero il traffico, l’incidentalità e l’inquinamento. Un altro obbiettivo deve essere quello di far sì che quanto incassato con l’Ets in Italia rimanga nel nostro Paese per finanziare investimenti a terra e a bordo, ricerca e sviluppo, per rendere le flotte sempre più compliant con la normativa”.
Un’altra proposta regolatoria che incombe sul ruolo delle Autostrade del Mare è l’applicazione senza correttivi del CII (Carbon Intensity Indicator) dell’Imo: lo strumento prevede l’assegnazione alle navi di un rating da A ad E. Un recente studio del Rina per Assarmatori ha evidenziato come nel giro di tre anni, e quindi entro il 2025, la flotta traghetti italiana si troverebbe in scacco, con più del 73% delle navi non ottemperanti alla norma e quindi potenzialmente non più in grado di navigare.
“Va cambiata la metrica – ha concluso Rossi – Il CII infatti prende in considerazione anche la percentuale di emissioni prodotte durante la sosta in porto, peggiorando di conseguenza drasticamente in modo ingiustificato il rapporto tra CO2 emessa e miglia percorse. Occorre quindi un correttivo specifico, che permetterebbe di rendere il profilo di rating della flotta traghetti italiani più attinente al profilo di rating definito per la flotta mondiale”.