Lo sapevate che? Biocarburanti ed e-fuels; la fine del motore endotermico non è (forse) segnata …

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ROMA – il 2035 è una data che riecheggia nell’aria da quando la Commissione Europea ha dato lo stop alla produzione di auto con il classico motore a scoppio per favorire una transizione ecologica improntata sulla propulsione elettrica ma è di qualche giorno fa l’apertura delle istituzioni europee all’utilizzo degli e-fuels.

Da una parte abbiamo un’accordo UE-Germania sulla produzione di motori endotermici anche dopo il 2035, a patto che funzionino esclusivamente con questo tipo di carburante, dall’altra l’Italia che insiste con i bio-fuels ma che non trova riscontro nella strategia europea sull’obiettivo “emissioni zero” per il 2050.

Ma cosa sono gli e-fuels e soprattutto cosa li differenzia dai biocarburanti, o bio-fuels?

L’obiettivo di entrambi è azzerare o ridurre drasticamente le emissioni nocive in atmosfera e fare in modo che possano essere impiegati sul parco auto tuttora in circolazione ma la loro produzione è molto differente anche se molto spesso vengono confusi. I carburanti sintetici (e-fuels) si ottengono attraverso un processo chimico che combina idrogeno e anidride carbonica. L’idrogeno necessario viene prodotto tramite l’elettrolisi dell’acqua a discapito di una grande quantità di elettricità e di acqua necessaria affinché questo avvenga. Come per l’auto elettrica, si può parlare di impatto zero solo se la produzione dell’energia avviene con l’ausilio di fonti rinnovabili quali eolica, solare o geotermica.

I bio-fuels, o biocarburanti, invece, vengono prodotti dalle biomasse, ovvero dagli scarti organici generati dalle piante e dagli animali. Questi provengono dai rifiuti sia cittadini che di quelli dell’industria agroalimentare nonché dai residui della legna da ardere oppure dalle ramaglie verdi di attività agricole e forestali. In questo caso si può parlare di un prodotto carbon neutral dato che la quantità di CO2 prodotta dal motore termico che utilizza questi biocarburanti è la medesima già presente nella biomassa di partenza, utilizzata dalle piante durante la fotosintesi.

Questi si dividono a loro volta in due principali bio-fuels: il bioetanolo e il biodiesel. Nel primo caso il processo madre è la fermentazione delle biomasse in cui i batteri metabolizzano gli zuccheri vegetali e producono etanolo, mentre per la realizzazione del biodiesel si ha la necessità di passare tramite un processo chimico che prende il nome di transesterificazione. Come base si avrà grasso animale, grasso da cucina riciclato o olio vegetale che vengono fatti reagire con il metanolo e un catalizzatore che ne accelera l’azione; il risultato finale passerà comunque tramite la raffinazione per poter essere definitivamente impiegato.

Le accuse principali che vengono poste ai biocarburanti, secondo la T&T (Transport and Environment) sono:

  • Quantità di gas serra fino a tre volte superiori rispetto al gasolio classico
  • Il non azzeramento delle emissioni ma “solo” dell’88% (l’obiettivo sono le zero emissioni entro il 2050)
  • Disponibilità comunque limitata
  • Emissioni di particolato e ossidi di azoto equiparabili ai carburanti di origine fossile

Alcune case automobilistiche stanno già esplorando il mondo dei carburanti sintetici, prima fra tutte Porsche che ha investito quasi 100 milioni di dollari per la realizzazione di un impianto per la produzione di e-fuel in Cile. Il primo pieno è stato fatto alla sua storica 911 che grazie all’ausilio di questo nuovo carburante potrà tronare in strada senza inquinare l’ambiente.

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