LA SPEZIA – “E’ naturale dare fiducia al nuovo corso di Lsct, ma siamo solo all’inizio” e sulla riforma dei porti “è impossibile esprimersi a priori, unica certezza è che serve confronto”.
Così in sintesi l’intervista rilasciata da Bruno Pisano a Thomas De Luca di “Città della Spezia”, nella quale il presidente di Aspedo, l’associazione dei doganalisti spezzini, e presidente nazionale di Assocad, l’associazione dei Centri di assistenza doganale, risponde a cinque domande su aspetti fondamentali del presente e del futuro del Sistema portuale e logistico spezzino.
Bruno Pisano ricorda intanto che Lsct è sì l’azienda trainante del porto ma che si presenta sul mercato non tanto per vendere un servizio terminalistico, quando un intero sistema portuale e logistico, “il Sistema Spezia, caratterizzato da connessioni intermodali e condizioni storicamente apprezzate e composto da un terminal molto efficiente e riconosciuto a livello internazionale e da una serie di servizi che vanno da quelli doganali, a quelle delle agenzie marittime, sino ai servizi logistici decisivi che si possono trovare nell’area del retroporto di Santo Stefano Magra”.
E’ peraltro – prosegue – questa visione il punto incontro sul quale sono nate alcune iniziative comuni, anche per celebrare importanti successi come l’accordo con la linea Cma Cgm per il Nord America, ma anche un rinnovato dialogo con Msc, che è il primo cliente del porto e che ha fatto sapere che continuerà a puntate sulla Spezia portando più volumi”.
E conclude: “E’ naturale dare fiducia, ma siamo solo all’inizio di un percorso che dovrebbe riportare il porto della Spezia dove gli compete”.
Quanto al calo dei traffici ricorda che “c’è una situazione generale del mercato che aumenta la difficoltà nel recupero dei traffici per cui l’unica cosa che ci possiamo mettere come Sistema Spezia è il massimo impegno e seminare per un raccolto che ci potrà essere nel medio periodo.
Pisano affronta poi il momento complesso per i doganalisti: la reingegnerizzazione dei sistemi doganali dettata dall’Unione europea porterà con sé qualche fisiologica difficoltà, ma speriamo che le ripercussioni si limitino all’immediato e che possano aprire opportunità per il futuro. Resta il punto interrogativo dell’integrazione verticale dei grandi gruppi. Un fenomeno sempre più diffuso e che mette a rischio le piccole e medie imprese, vero valore aggiunto del tessuto che compone il nostro sistema. Il porto della Spezia è l’esempio di successo di un sistema integrato orizzontalmente che funziona in maniera efficiente.
Quanto ai corridoi doganali gli operatori portuali – assicura Pisano – non vedono bene questo strumento perché significano lo spostamento del business verso l’interno mentre i controlli doganali dovrebbero essere più omogenei sul territorio, altrimenti si rischia di creare delle distorsioni nel mercato.
Sulla riforma dei porti Pisano richiama l’attenzione sul fatto che “la situazione portuale italiana è molto specializzata e variegata e la flessibilità ha spesso rappresentato uno dei principali motivi di successo.
Per cui “bisogna capire qual è il livello di centralizzazione a cui si tende perché se fosse troppo elevato potrebbe far perdere competitività al sistema. Al contrario un coordinamento saggio e illuminato potrebbe esaltare le peculiarità dei diversi scali”.
E infine: “Al momento la cosa più importante è che si svolga un confronto tra il mondo della portualità e della logistica e la politica”.
Per la lettura integrale dell’intervista: