LA SPEZIA – Sono state affidate all’ammiraglio Giovanni Pettorino, ora consulente per la portualità del Ministero delle Infrastrutture, le conclusione del convegno di Confindustria La Spezia e il suo Porto al Terminal crociere di Largo Fiorillo.
di Enzo Millepiedi
L’ammiraglio Giovanni Pettorino si è richiamato al momento particolare che stiamo vivendo, in uscita graduale dall’emergenza sanitaria e con di fronte una guerra con tutte le conseguenze che comporta. Ed è in questo questo contesto che i porti devono rispondere a una serie di sfide importanti.
Vero è – ha osservato – che nostri porti vivono con difficoltà la loro collocazione all’interno delle città, un rapporto che il porto della Spezia ha migliorato negli anni e che sta superando bene le difficoltà. Sta insomma cercando di migliorarlo continuamente, come dimostrano i progetti innescati dal processo di transizione economica, ambientale e sociale.
Il Porto della Spezia ha inoltre “sviluppato benissimo il suo retroporto a Santo Stefano Magra e i suoi collegamenti ferroviari”. Ed è anche che così facendo ha migliorato, a ben vedere, anche sotto questo aspetto la sua collocazione nella città.
Con il ministero stiamo lavorando sulle pianificazioni strategiche per dare un ampio respiro alla visione strategica, settori come questi hanno bisogno di programmazioni ad ampio respiro e il ministro sta lavorando anche questo e di conseguenza sui piani regolatori portuali.
I nostri porti hanno Piani regolatori portuali che risalgono anche a 40 o 50 anni fa, per cui vanno assolutamente rivisti. Nuovi piano regolatori verranno fatti e integrati da una documentazione prevista dalla Riforma Del Rio che sono i documenti programmatici strategici per dare un respiro a questi porti, all’interno delle Autorità di Sistema portuali.
Non ha mancato Giovanni Pettorino, che è stato anche comandante della Capitaneria di Porto della Spezia, di rilevare come il convegno che si stava concludendo e che ha seguito in prima fila (nella foto) sia stato ad ampio raggio, completo, con la visione di come dovrebbe essere: quella di vedere i porti, che al momento gestiscono dieci milioni di contenitori, non fine a se stessi ma nel contesto di quello che c’è davanti e di quello che c’è intorno, coordinati poi tra loro in una visione strategica di tutti.
Per Pastorino bisogna superare inoltre la miopia che si continua a scontare nel settore marittimo in un Paese – ha sottolineato – che ha più mare che terra e che chiama a doveri e a responsabilità precisi, tenuto conto che la blu economy significa occupazione di qualità per seicentomila addetti.
E’ venuto il tempo insomma di una politica marittima attenta degna di un Paese che si affaccia tutto sul mare.
L’ammiraglio Giovanni Pettorino non ha eluso neppure la questione posta dal Presidente dell’Associazione degli Spedizionieri Andrea Fontana in apertura di lavori e ripresa nel primo tavolo del convegno dagli armatori, e cioè la prospettata verticalizzazione da parte delle grandi Compagnie dei servizi nella portualità e nella logistica.
Anzi, è proprio nel ruolo che ricopre attualmente al Ministero delle Infrastrutture che Pettorino ha tenuto a precisare che “abbiamo delle regole con le quali questi grandi gruppi si devono confrontare. Regole che vanno attentamente viste. Non è giusto dire è il mercato che decide. Ma è giusto dire che è il mercato che decide ma con le regole che sono fondamentali, soprattutto per un Paese come il nostro che ha un tessuto di piccole e medie imprese che devono essere sostenute”.
(8 – Fine)