La yacht industry si gode gli ultimi record 2023 preparandosi alla stabilizzazione

Roma – E’ dato per inevitabile, come hanno già annotato ricercatori e analisti, che il 2024 appena trascorso accentui, nel bilancio, quello che è previsto come periodo di stabilizzazione dopo gli anni pandemici vissuti quanto al business come eccezionali nella storia della nautica.

Si concorda anche e comunque nell’attesa di un fatturato complessivo 2024 non discostante dal 2023 perché i cantieri sopra i 24 metri stanno ancora costruendo le commesse dei contratti firmati in pieno Covid, due, tre anni o quattro anni fa, in pieno Covid.

E’ sotto i 24 metri che si concentrano le prime preoccupazioni perché di barche se ne sono vendute poche rispetto a quelle prodotte, generando stock di modelli da smaltire condizionati da quanto potrà accadere in questo 2025, a cominciare dalle influenze geopolitiche che avrà sull’economia e sui mercati la nuova presidenza Trump dal 20 gennaio in poi, a cominciare dall’andamento delle guerre per finire ai dazi.

Ci si domanda nell’editoriale di Pressmare intanto “per quel che riguarda l’Europa, saranno la UE oppure i singoli Stati a trattare l’entità dei dazi e i settori che andranno a interessare?”

E ancora: “I dazi annunciati dal presidente USA, colpiranno in qualche modo anche la nautica?”

Una domanda non certo oziosa questa visto che quello americano è il principale mercato nautico mondiale e nel quale si concentra la maggior parte dell’export delle barche Made in Italy mentre i mercati del resto del mondo non sarebbero in gradi di assorbire ciò che non si riuscisse più a vendere negli States.

E comunque si prevedono attive nel 2025 le operazioni finanziarie di fondi su cantieri e marchi perché è prevista per i prossimi cinque anni  una crescita significativa in un mercato globale della nautica ci si aggira sui 55 miliardi di dollari.

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