La formazione digitale e il governo dei processi di automazione nei Porti della Spezia e di Marina di Carrara

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Dopo aver indicato concetti e linea guida sulla transizione energetica, la relazione al Piano Triennale delle Opere dei porti e delle comunità della Spezia e di Marina di Carrara, affronta il capitolo della transizione digitale. Che qui riportiamo nel quarto appuntamento con il Presidente Mario Sommariva.

di Mario Sommariva

Analogamente, la transizione digitale, è volta alla creazione di un complessivo “ambiente digitale”, che coinvolga l’insieme delle attività portuali, i rapporti con i privati e con e fra le istituzioni. Occorre perseguire la tendenza già in atto verso la digitalizzazione delle procedure, spingendo sempre più verso l’opzione della dematerializzazione dei documenti e facendo nascere nuovi servizi e nuovi applicativi attraverso l’utilizzo di tecnologie già esistenti, ma ancora non pienamente sfruttati nel nostro sistema, quali ad esempio la “blockchain”. Anche in questo caso la formula della transizione aiuterà a definire tappe intermedie ed a spingere ulteriormente verso la digitalizzazione sia delle procedure interne all’Ente che nella gestione dell’interfaccia con l’Utenza. A questo proposito saranno passaggi cruciali il perseguimento dell’interoperabilità fra i sistemi pubblici di gestione dei dati e dei procedimenti, valorizzando e sviluppando il Port Community System. Analogo valore avrà la creazione dello Sportello Unico Amministrativo e l’opzione della “georeferenziazione”, attraverso il sistema GIS, di ogni procedimento tecnico, amministrativo, cartografico, di manutenzione e gestione delle reti e dei sottoservizi. La transizione digitale non dovrà trascurare il tema della “Cybersecurity” dato che più grande sarà l’importanza che i sistemi di digitalizzazione avranno nello svolgimento di tutte le attività comuni e quotidiane, più alta dovrà essere tenuta la guardia per fare fronte ad attacchi ed intrusioni informatiche.

Tutto ciò risulterà ancor più necessario e prezioso nella prospettiva della costituzione della Zona Logistica Semplificata. Resterà fermo l’utilizzo del SID per la gestione del Demanio perseguendo, anche in questo caso, una prospettiva di integrazione ed interoperabilità con il sistema di georeferenziazione del sistema portuale.

La transizione digitale, nell’ambito della ZLS, potrà essere estremamente utile per l’attrazione di nuovi investimenti di natura logistica ed industriale. Uno dei temi strategici, rispetto alle linee di sviluppo del territorio, è proprio quello di far sì che il sistema portuale diventi parte di una nuova fase di sviluppo industriale, necessario a dare alla politica di resilienza una struttura forte e permanente.

La fase della resilienza e della ripresa, infatti, viene attuata attraverso risorse reperite ampliando il debito pubblico, ma la sostenibilità finanziaria futura di tale politica non potrà prescindere da un rilancio ed una ripresa durevole dell’economia reale. Solo la creazione di nuova ricchezza reale potrà infatti ripagare il debito.

In ultimo alcuni cenni al percorso delle attività destinate a cogliere l’obiettivo della maggior inclusione sociale.

Anche in questo caso, per essere di fronte ad un esempio concreto, è utile cogliere il senso del Protocollo firmato lo scorso 11 giugno fra AdSP, Organizzazioni Sindacali Confederali e Confindustria della Provincia di Massa e Carrara in ordine alle politiche attive del lavoro ed allo sviluppo del porto di Marina di Carrara nel contesto territoriale.

Quel documento è importante sia sul piano metodologico che per i suoi contenuti.

Sul piano del metodo si afferma l’importanza del dialogo sociale attraverso l’importante ruolo di sintesi assunto dai cosiddetti “corpi intermedi” quali sono le Associazioni di categoria ed i Sindacati. Lungi dall’essere un retaggio novecentesco, il “dialogo sociale”, appare come l’unico metodo credibile ed efficace per individuare progetti comuni e soluzioni durevoli in grado di fare avanzare politiche di sviluppo sostenibile.

Le politiche del “Next Generation EU” annettono un ruolo fondamentale alle azioni per la crescita delle risorse umane, alla formazione, alla rimozione degli ostacoli allo sviluppo dell’occupazione femminile.

Il protocollo citato, sul piano dei contenuti, individua una serie di interventi, condivisi dalle parti, proprio destinati a cogliere gli obiettivi di “resilienza sociale” che compongono l’orizzonte riformatore sotteso al PNRR.

Dal punto di vista degli strumenti di intervento le modifiche legislative introdotte nel 2017, con il c.d. “ Correttivo Porti” e sintetizzate nella formula del “ Piano dell’ Organico del Porto”, hanno dotato le AdSP della possibilità di adottare piani di intervento capaci di intervenire sulla riqualificazione professionale, su processi formativi basati sui fabbisogni individuati dalle aziende, su fattori critici del mercato del lavoro quali le diffuse inidoneità fisiche in un settore di lavoro dove tale questione è particolarmente acuta.

Un tema di grande rilevo è inoltre quello della formazione digitale e del governo dei processi di automazione.

Solo essendo in grado gestire, all’unisono, misure di protezione sociale e misure di riqualificazione delle risorse umane, sarà possibile cogliere in modo efficace le sfide del futuro.

In conclusione un Piano d’azione per il futuro, coerente con piano di Riforme adottato dal Governo sulla scorta degli indirizzi della Commissione Europea dove centrali sono l’ambiente, l’innovazione e le persone.

Un Piano che richiederà molto impegno, molto sacrificio e molta coesione, specie a quella che continuiamo a voler chiamare “Comunità portuale” perché è un concetto ricco di significati positivi e perché indica il superamento di particolarismi ed egoismi. In alcuni documenti, anche questi di matrice europea, anche se di molti anni fa, le Port Authority venivano indicate come “Port Community Manager” e da lì, i sistemi di gestione e scambio dati, in forma telematica, sono diventati i “Port Community System”. Le politiche di ripresa e resilienza richiedono che le Autorità di Sistema non possano essere considerate soltanto delle mere “stazioni appaltanti” ma, come invece debbono essere, soggetti istituzionali, dotati di specifici poteri e di autonomia, in grado di governare la “complessità” e di promuovere processi di innovazione e di riforma.

Una sfida difficile ma imprescindibile.

Per dirla un’ultima volta con Lucien Febvre è il momento che “il mare pungoli la lentezza degli uomini” ed il nostro sistema portuale, che dal mare trae la sua stessa essenza ed identità (il Mar Ligure Orientale), sappia essere all’altezza di una fase storica eccezionale.

(4 – continua)

 

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