Non ci sono solo gli stabilimenti balneari a vivere nell’incertezza del futuro.
Ci sono, tra le altre, anche le strutture della portualità turistica ad attendere che cosa succederà con la direttiva europea 2006/123/CE, meglio conosciuta come Direttiva Bolkestein. Queste tipologie di imprese hanno assoluta necessità di conoscere il proprio futuro. Tema portato alla ribalta dalla neonata Assormeggi Italia e dal suo presidente Angelo Siclari.
Premessa. Assormeggi Italia parte dalla constatazione che i porti turistici italiani con i loro 500mila posti barca che fanno capo a Confindustria Nautica, Assonat, Assomarinas, Assonautica, ma manca la rappresentanza di concessionari di piccoli approdi, pontili galleggianti, punti di ormeggio e di rimessaggio, gestori di oltre 100mila posti barca. Mancanza di rappresentanza colmata ora da Assormeggi Italia che sta aggregando le piccole e medie imprese della nautica come gli approdi, punti di ormeggio, pontili e strutture di ricovero imbarcazioni, charter, noleggio e locazione.
Un passo avanti. A queste imprese l’Associazione garantisce l’assistenza tecnica, giuridica e amministrativa diretta e la rappresentanza con lo scopo del riconoscimento e della valorizzazione della loro specifica attività professionale e commerciale, nei confronti di Istituzioni, aziende e organizzazioni.
Era naturale che la Direttiva Bolkestein aprisse l’agenda delle priorità perché – si spiega – queste imprese hanno necessità di conoscere il loro futuro. A cominciare dalla legge 145/2018 che “va applicata e non interpretata da chi è demandato all’estensione del periodo di concessione delle aree, come succede in alcune parti d’Italia. Si sperava peraltro nella chiarificazione che avrebbe portato il Consiglio di Stato del 20 ottobre ma che invece non si è pronunciato rinviando la questione al governo.