Genova – “Entro 5 anni almeno due terzi delle navi da crociera saranno in grado collegarsi alle banchine per alimentare elettricamente il loro funzionamento, ma oggi solo lo 0,6% delle banchine in Europa è attrezzato per offrire tale servizio”.
Lo aveva sostenuto il presidente Cruise Lines International Association (Clia) Pierfrancesco Vago all’apertura del summit crocieristico europeo e si conferma di sempre maggiore attualità questo problema dopo il confronto a Roma all’assemblea pubblica di Assoporti.
Abbiamo parlato di una medaglia che come tutte le medaglie ha due facce ma che ha nell’unicità il suo modo stesso di essere e di avere un suo significato identitario.
Ebbene, se i porti sono stati destinati ad essere produttori di energia si pone un problema di tempi alla luce proprio di quanto posto da Pierfrancesco Vago nel rapporto tra navi e porti, due entità alle quali devono essere imposte tempistiche sincrone.
Emblematiche in questo le parole dello stesso Vago: “Molte nostre navi sono predisposte, ormai da anni, per l’utilizzo dell’elettricità in banchina, una soluzione in grado di ridurre in maniera significativa le emissioni durante le soste nei porti. Tanto è vero che il 93% delle navi in costruzione prevede questa tecnologia”.
Ma queste navi che situazioni troveranno nei porti di attracco se – è sempre Vago a parlare – solo lo 0,6% delle banchine europee è elettrificato”?
Una percentuale così bassa dunque che “contrasta con l’obiettivo europeo di garantire l’elettricità in banchina a tutti i porti TEN-T entro il 2030”
“Per raggiungere tale traguardo occorrono investimenti finanziari significativi. Si stima infatti che, per elettrificare un terzo degli scali europei, siano necessari circa 5 miliardi di euro”.
E quindi? “La direzione della regolamentazione Ue è chiara, e potrebbe costringere le compagnie a saltare gli approdi le cui banchine non siano ancora attrezzate”.