Il Porto di Marina di Carrara, grande finestra sul mare della Città dei marmi
Tempo di lettura: 4 minuti MARINA DI CARRARA – “Il porto di Marina di Carrara. Una finestra sul mare” è il libro di Cristina Lorenzi, giornalista de La Nazione, Carte Amaranto editore, con il quale l’autrice ha ricostruito la storia dello scalo di Marina di Carrara e di pari passo la storia e l’identità della comunità marinella. di Enzo Millepiedi Doveva essere la cronaca sull’iter di un progetto. In realtà si è trasformata nella ricostruzione di un’intera comunità, particolare e unica. E’ spiegato in queste poche righe il senso di un’opera che non solo colma un vuoto, recupera una memoria, onora la storia che non è mai e solo quella limitata ai grandi o epocali eventi. Non solo? Sì, perché il libro risponde a quella che sta diventando sempre di più la politica (anche se io preferisco usare la parola filosofia o se volete la parola visione) della portualità, messa nero su bianco, praticamente un mantra, portualità chiamata all’attenzione ai rapporti con i territori e alla condivisione. Un dialogo e una interdipendenza peraltro che è imprescindibile, come la stessa Cristina Lorenzi dimostra quando ricostruisce la genesi del suo lavoro di ricerca: quella che avrebbe dovuto essere – racconta – la cronaca sull’iter di un progetto si è trasformata nella ricostruzione di una intera comunità. E’ in questo passaggio che va letta la prova del nove dell’imprescindibile dialogo che non può che affondare le sue radici nella storia stessa della comunità e del suo porto. Raccontando il porto, che non è un’entità a sé, è stato più che naturale l’andare “volutamente” fuori tema e addentrarsi nel fascino del dialetto, delle usanze, dei costumi, dei mestieri. Solo in questo modo, allargando l’orizzonte, si sarebbe potuto chiudere il cerchio. E così è stato. “Abbiamo sentito il dovere di dare a Marina il giusto riconoscimento – dice ancora Cristina Lorenzi quando spiega l’obiettivo della sua fatica – dai tempi di Antonio Bernieri, dagli anni ’80, le vicende del litorale non erano più state raccontate secondo una documentazione storica e di ricerca organizzata. Così attingendo in parte dagli studi già fatti, integrandoli con altre nuove analisi, abbiamo cercato di colmare il vuoto degli ultimi 40 anni con documenti e cronache di giornali, ma soprattutto con le dirette testimonianze dei protagonisti che hanno fatto la storia recente del porto. Abbiamo ricostruito progetti, vertenze, intoppi, battaglie e procedure che hanno accompagnato cadute e ascese del nostro scalo”. E ancora: “Siamo partiti dai primi tentativi, a metà Settecento, degli Estensi di realizzare quell’affaccio sul mare che trovò concretezza con la prima pietra soltanto nel 1922. Abbiamo attraversato rivoluzioni, restaurazioni, guerre, dittature e rivolgimenti politici: tutti quegli eventi dell’Europa non ancora unita, che ebbero echi e conseguenze dirette anche sulla nostra piccola città e sui suoi commerci internazionali”. Ed ecco la conferma quando, sempre Cristina, non sfugge alla logica di una interdipendenza profonda, articolata, intensa. E’ così che “dalla storia travagliata del porto è nata la storia di un’intera collettività ad esso legata a doppio filo: quella dei marinelli che, con le loro lotte, battaglie e lotte sindacali, hanno costruito Marina. Dal primo pontile di metà Ottocento, voluto da William Walton, il lungimirante inglese che rivoluzionò la vita industriale e quindi l’assetto sociale dell’intera città, che fu portata dritta dritta nel futuro”. Altroché fuori tema l’addentrarsi nel fascino del dialetto, delle usanze, dei costumi, dei mestieri dei primi marinelli, della nascita del piccolo borgo che ha consentito alla Città dei marmi di avere la sua grande finestra sul mare. E a tal punto che “ci siamo appassionati sugli usi dei primi marinai, dei primi pescatori, dei primi portuali e speriamo che, dalle pagine di questo libro, quella passione e quelle emozioni arrivino al lettore che avrà adesso un tassello in più per conoscere la storia di un’importante infrastruttura e della comunità che l’ha voluta e che le ha gravitato intorno”. Ed ecco che la genesi si è via via popolata entrando nella ricerca di oltre un anno impiegato per recupere antiche memorie, documenti, ascoltato presidenti, amministratori, portuali, armatori, spedizionieri, terminalisti, scaricatori, piloti, ormeggiatori e ambientalisti. Un anno servito per leggere e riportare racconti di chi ha amato Marina e ha voluto fermare nero su bianco vicende e aneddoti con pubblicazioni che si sono replicate nel tempo. Un cammino a ritroso che ha ha fatto scoprire “l’origine di luoghi che fanno parte della nostra identità” fino ad arrivare alla storia recente per la quale “ci siamo affidati, nella ricostruzione, al resoconto diretto di chi ha avviato progetti, firmato piani e attuato disegni, alle narrazioni di chi in banchina ci ha trascorso la vita. Siamo caduti nella rete e scoperto sul web dettagli inediti e importanti”. E’ così che “quella che doveva essere una cronaca sull’iter di un progetto, in realtà, si è trasformata nella ricostruzione di un’intera comunità, particolare e unica”. Che – puntualizza Cristina – “è uno dei compiti della storia: unire i puntini di date e avvenimenti con i colori, le passioni, il carattere degli uomini che li hanno determinati. Puntini fatti talvolta di sangue, di lotte, di battaglie, ma anche di scoperte e di progresso, di conquiste e di crescita”. ************************ Maria Cristina Lorenzi, nata e vissuta a Carrara si è laureata in Lettere classiche a Pisa. Giornalista professionista, lavora da oltre trent’anni al quotidiano La Nazione da dove segue la cronaca di Carrara e dove ha imparato a conciliare la passione per codici antichi e lingue che si credono morte con l’attualità di tutti i giorni, dalla politica alla cronaca nera, all’economia, alla cultura. ‘Il porto di Marina di Carrara. Una finestra sul mondo” è la sua seconda pubblicazione. Segue “Oltremare. Racconti di banchina” che è stato accolto ovunque dai lettori e dalla critica con grande apprezzamento ed entusiasmo. Nella foto la giornalista e scrittrice Cristina Lorenzi alla Versiliana