SARZANA – Palazzo del Bò di Padova ha ospitato la cerimonia di selezione del Premio Campiello per scegliere i cinque romanzi di narrativa italiana (tra quelli pubblicati nell’ultimo anno), a cui verrà assegnato il Premio Campiello – Selezione Giuria dei Letterati.
Questa la cinquina del Campiello 2022: La foglia di fico (Einaudi) di Antonio Pascale; Nova (Adelphi) di Fabio Bacà; Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie) di Daniela Ranieri; I miei stupidi intenti (Sellerio) di Bernardo Zannoni; Il tuffatore (La Nave di Teseo) di Elena Stancanelli;
Il vincitore assoluto della 60esima edizione del Campiello verrà proclamato sabato 3 settembre a Venezia sul palco del Teatro La Fenice.
E tra i cinque finalisti la gradita sorpresa di un giovane scrittore di Sarzana, Bernardo Zannoni, ventisei anni, che non ha fatto l’università: a ventun anni, invece, ha preferito iniziare a scrivere la storia di una faina, che si è trasformata in un romanzo originale e luminoso.
Una faina impara a scrivere, scopre Dio, scopre il tempo, scopre la morte. Questa, in pochissime parole, la trama di I miei stupidi intenti, esordio di Bernardo Zannoni (Sellerio), una delle uscite italiane più interessanti dell’anno e di cui si sta facendo – giustamente – un gran parlare.
Protagonista del suo romanzo è una faina che impara a scrivere, scopre Dio, scopre il tempo, scopre la morte.
Questa in sintesi la trama di I miei stupidi intenti, già salutata come una delle uscite italiane più interessanti dell’anno e di cui si sta facendo – giustamente – un gran parlare.
Commenta ilLibraio.it ” con penna felice, lirica senza risultare ridondante, Zannoni prende degli animali e li mette in scena nel loro ambiente più consono: un bosco. Animali che parlano, cucinano, stanno seduti su sedie e si scaldano al fuoco, umanizzati, per così dire, ma che rispondono anche agli istinti più ferini e che, privi di una vera coscienza, non conoscono la paura del tempo che scorre. Un mix che crea un immaginario affascinante e in cui Zannoni si muove a suo agio, senza risultare banale nelle scelte narrative e lessicali”.
Archy è una faina zoppa, venduta dalla madre per una gallina e mezza a Solomon, volpe usuraia che, su una Bibbia, ha imparato a leggere, ha scoperto il concetto di morte e che sta scrivendo la sua autobiografia (molto) romanzata. E Archy coglie questa possibilità e, a suo tempo, la regalerà a un altro animale, Klaus, un istrice remissivo incontrato fortuitamente.
ilLibraio.it conclude questa premessa all’intervista così: “I miei stupidi intenti è un romanzo sulla parola e il debutto di una nuova voce, che speriamo abbia ancora nuove storie da raccontare”.
Fonte: ilLibraio.it