Il Porto della Spezia “si merita” la facoltà universitaria di economia dei trasporti e della logistica

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LA SPEZIA – I dati certamente positivi sulle attività portuali e logistiche rafforzati dalla ripresa degli ultimi mesi inducono a pensare che sia giunto il tempo di proporre anche il completamento della formazione specialistica a livello universitario.

di Salvatore Avena
Questa volta ripartiamo dai numeri. Cioè dai dati certamente positivi sulle attività portuali e logistiche del Porto della Spezia emersi dal Rapporto economico provinciale.
Positivi in senso stretto, riferiti al comparto, ma anche in senso lato, cioè, riferiti alla nostra economia laddove si apprende che portualità e logistica rappresentano ben il 21.3 per cento, quindi più di un quinto del valore aggiunto.
Un valore che ben si allinea allo studio del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, nel quale si evidenzia che il settore portuale e logistico italiano ha generato nel 2022 un valore aggiunto di circa 100 miliardi di euro, pari al 3% del PIL nazionale in un settore che ha inoltre contribuito alla creazione di circa 1,5 milioni di posti di lavoro, di cui circa 800.000 diretti.
Tornando al dato provinciale si può tranquillamente affermare che con esso il settore si consolida come strategico peraltro in linea con una consapevolezza fortunatamente sempre più diffusa anche a livello nazionale.
Ma c’è di più. La portualità e la logistica sono fattori chiave per lo sviluppo economico di un Paese o di una Regione perché i porti sono i gateway per il commercio internazionale e la logistica è responsabile del trasporto e della distribuzione delle merci.
Per questo un sistema portuale e logistico efficiente contribuisce a generare crescita economica, a creare posti di lavoro e a migliorare la competitività delle imprese.
Ma per raggiungere questi obiettivi è fondamentale continuare a puntare sull’innovazione e sullo sviluppo tecnologico per trovare soluzioni sempre più avanzate nella gestione dei flussi e delle infrastrutture, condizioni ormai irrinunciabili per competere con le altre realtà e creare nuove opportunità.
È su questa prospettiva che ormai da decenni si muove il Porto della Spezia nella contaminazione reciproca di tutti i compartii: terminal, agenzie marittime, spedizionieri, doganalisti, trasportatori, magazzini per citarne alcuni. Una dinamica che ha prodotto come straordinario valore aggiunto, non solo la notevole crescita delle competenze, ma anche la naturale disponibilità e versatilità, per le figure professionali e gli operatori, verso il crescente bisogno di conoscenze tecnologiche, informatiche logistiche e portuali.
Si sa che i numeri, dai quali sono partito, dicono tanto ma non tutto. Per esempio, che i dati economici del rapporto provinciale hanno un valore ancora più rilevante, perché accanto a una Nautica che produce navi e yacht dal valore aggiunto altissimo per l’economia del mare, il valore aggiunto che deriva dalla portualità e dalla logistica è ancor più rilevante essendo queste attività prevalentemente di servizi.
Ci sono insomma le condizioni perché cresca l’attenzione nei confronti di un settore e che cresca la consapevolezza del mutamento del modo di lavorare e di operare con la richiesta di nuove competenze garantite dalle figure professionali preparate dalla Scuola Nazionale Trasporti, dal Cisita e ora dall’ITS, una formazione di alto valore e tutta spezzina.
Ecco perché, se oggi è finalmente diffusa la consapevolezza di cosa rappresenta la portualità e la logistica, diventa inevitabile fare un altro passo avanti proprio nelle competenze e nelle conoscenze coinvolgendo il nostro polo universitario estendendo a nuovi indirizzi le potenzialità dei suoi saperi.
Voglio dire che è venuto il tempo di valutare attentamente la possibilità di introdurre una facoltà universitaria di economia del mare con specializzazioni nei trasporti e nella logistica.
Penso che oltre ai numeri ricordati anche l’ottima reputazione conquistata dal nostro porto in Italia e nel mondo ci inducono a fare questa riflessione.

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