Copenaghen – La congestione e le strozzature – i così detti “colli di bottiglia” – nei principali porti, asiatici, europei e statunitensi, come Shanghai, Rotterdam o Los Angeles durante la pandemia hanno provocato, oltreché inusuali e ripetuti ritardi, anche una maggiore emissione di fumi di scarico dalle navi in attesa di scaricare la merce.
Tra le diverse cause e concause, anche strutturali, due sono state più volte evidenziate: l’aumento della domanda di importazioni e la carenza o il sottoutilizzo della manodopera. E va da sé che la maggiore emissione di fumi ha inciso sui rapporti con le aree urbane a ridosso o a contatto con questi porti.
Problema vecchio questo ma che viene affrontato con decisione per superare queste congestioni nel processo di conversione green. Ed è su questa rotta che, come si ricorderà, si è messo il Gruppo danese Maersk che, superato da Msc per il volume dei container movimentati, ha replicato che più che la corsa per quel primato quantitativo premeva quella degli obiettivi green.
Ed è in questo programma che Maersk ha annunciato che prevede di installare centinaia di stazioni di ricarica offshore in tutto il mondo per consentire alle navi di essere alimentate dall’elettricità anziché dai combustibili fossili mentre sono in attesa fuori dai porti. Maersk punta così a limitare le emissioni di carbonio e ridurre l’inquinamento atmosferico delle circa 3.500 navi commerciali che ogni giorno bruciano olio combustibile per generare energia mentre sono inattive nei porti di tutto il mondo. Bisogna tener presente che le navi consumano da tre a cinque tonnellate di carburante al giorno mentre sono a regime minimo, ma le più grandi come le portacontainer arrivano a consumare fino a 10 tonnellate.
Questa mission era stata affidata alla Stillstrom, società di proprietà di Maersk, che ha sviluppato una tecnologia che consentirà alle navi di caricare energia mentre sono ormeggiate a una boa collegata a terra tramite una linea di trasmissione. E così Sebastian Klasterer Toft, manager di Stillstrom ha detto che “il Gruppo è pronto a installare da tre a 10 boe in un massimo di 100 porti entro il 2028, il che ridurrà le emissioni di carbonio di 5 milioni di tonnellate all’anno e ridurrà l’inquinamento atmosferico e acustico”.
E ha aggiunto: “Sappiamo che l’inquinamento atmosferico è un grande problema nei porti vicini alle aree urbane e queste boe consentiranno alle navi di spegnere i motori. La nostra ambizione è che le navi utilizzino energia verde invece di combustibili fossili mentre sono inattive in prossimità dei porti”.
E i tempi per la installazione di queste boe? “La prima di questo tipo ad operare su scala commerciale sarà installata tra luglio e settembre di quest’anno in un parco eolico offshore gestito da Orsted”.
Fonte: Ship Mag