Genova – Sono fulmini non a ciel sereno ma di una tempesta quelli dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha fatto cadere sulla nuova diga foranea di Genova nella risposta all’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (Porti di Genova e Savona).
Autorità portuale che aveva negato – ha scritto Alberto Quadrati su Themeditelegraph.com e su Il Secolo XIX di oggi – i poteri di vigilanza dell’Anticorruzione sul progetto e sulla costruzione della mastodontica opera pubblica, sulla quale l’Anac ha ribadito le stesse perplessità per non aver indetto una nuova gara ma aver preferito una procedura negoziata nel momento in cui la prima era andata deserta, tra l’altro perché l’ammontare del bando era tarato su prezziari non aggiornati.
Anac inoltre “sostiene che la realizzazione della Diga non ha carattere di emergenza, visto che del progetto se ne parla dal 2010” e che “quindi l’opera non sarebbe stata né commissariabile né finanziabile con risorse del Piano nazionale di Ripresa e resilienza” né “avrebbe potuto godere delle deroghe del Codice Contratti” e “della possibilità di ricorrere a procedure negoziate senza bando”.
Prosegue l’articolo-bomba di Alberto Quadrati con le altre contestazioni come la modifica in itinere delle condizioni di gara, la sostituzione del collegio degli esperti e la vicenda di Marco Rettighieri, ex responsabile dell’attuazione del Programma straordinario dell’Authority poi passato a Webuild mandatario della cordata vincitrice dell’appalto per la diga.
Per la lettura integrale dell’articolo: https://www.themeditelegraph.com/it/transport/ports/2024/03/26/news/diga_foranea_di_genova