Guerra dei dazi, porti, importazioni e esportazioni: la catena logistica con il fiato sospeso

 Nella contrapposizione tra guerre guerreggiate e perseguimento della pace risalta in tutta la sua evidenza l’altra guerra, la guerra commerciale, questa già globale, per diversi aspetti non meno rischiosa, alla quale si è chiamati a fare fronte, imponendoci di affrontare drastici riposizionamenti e nuove sfide.

di Salvatore Avena

Le recenti, drastiche e imperiose evoluzioni della politica mondiale stanno spingendo l’Unione Europea a considerare con urgenza un riarmo per garantire la sicurezza del nostro continente. Tuttavia, oltre alla sicurezza militare, è essenziale che l’Unione Europea mostri la stessa energia e la stessa determinazione politica nell’impostare e nel gestire il commercio internazionale, soprattutto alla luce dei dazi annunciati, e in via di applicazione in ordine sparso, dagli Stati Uniti.

Come si è visto il solo annuncio dei dazi statunitensi ha comunque già scatenato una serie di reazioni a livello globale con l’Unione Europea, da sempre campionessa del libero commercio e delle relazioni internazionali basate sulla cooperazione, che si trova ora a dover affrontare una situazione intricata, con la consapevolezza che i dazi hanno in sé il potenziale di innescare appunto una guerra commerciale che potrebbe arrivare a compromettere se non a mettere in ginocchio l’intera economia europea.

Gli effetti annunciati sono peraltro già avvertibili dall’avvio di politiche protezionistiche che possono, già nel breve termine, provocare un aumento dei costi delle importazioni con la conseguente attenuazione e poi diminuzione della competitività delle esportazioni europee.

Guardando al nostro paese, una delle conseguenze più immediate e preoccupanti dei dazi è la riduzione del volume di transito delle merci nei porti italiani, maggiori esportatori di prodotti agroalimentari e di bevande verso il mercato statunitense. In questa prospettiva non ci si può limitare a chiamare in causa il Made in Italy: il marchio, pur potente che sia non sembra, anzi non può essere sufficiente a sostenere la potenza della nuova sfida commerciale. Per cui la politica italiana non può limitarsi a valorizzarlo

L’imposizione dei dazi, infatti, non si limiterà esclusivamente alle esportazioni, ma avrà un impatto diretto sulle abitudini dei consumatori. Con l’aumento dei prezzi, milioni di individui e famiglie potrebbero essere costretti a adattarsi a nuovi modelli di consumo, optando per prodotti alternativi o riducendo le spese.

Sarebbe un cambiamento radicale che potrebbe avere ripercussioni significative sull’economia del nostro continente e sull’Italia in particolare, imponendo ulteriori e rilevanti sfide alle aziende e all’intera catena logistica e portuale in termini di nuova sostenibilità economica.

Ciò sarà ancora più evidente se, come annunciato, gli Stati uniti introdurranno i dazi per l’intero settore agroalimentare, settore in cui il nostro Paese è leader mondiale.

Le esportazioni verso gli Stati Uniti, quindi, potrebbero diminuire provocando una contrazione delle operazioni portuali e, di conseguenza, una riduzione delle entrate per i porti. E’ insomma a rischio la stessa prosperità economica di tutte le aziende coinvolte nell’intera catena di approvvigionamento.

Per tutti questi motivi penso che oltre alle “guerre convenzionali”, anche una potenziale guerra commerciale dovrebbe essere affrontata senza indugiare troppo con la stessa energia e la stessa determinazione politica dall’Unione Europea!

L’Unione Europea deve prepararsi a una risposta, rapida, adeguata, efficace e coordinata. Una politica comune e armonizzata dell’Unione Europea può essere la chiave per una reazione incisiva e determinata, che è vitale.

Una prima risposta a portata di mano sono le catene logistiche africane che potrebbero diventare alternative e più competitive nei nuovi mercati globali. Non è un caso che si osservi un’importante corsa infrastrutturale in Africa, mirata a dotarsi di porti e catene di approvvigionamento sempre più moderne e innovative.

La capacità del Continente Europa di rispondere a queste sfide determinerà il suo futuro economico e politico. Ma sarà essenziale adottare una visione meno restrittiva, meno ideologica e meno burocratica rispetto a quella avuta con l’introduzione dell’ETS.

Nel contesto di una politica mondiale in continua evoluzione, l’Unione Europea deve saper agire rapidamente per proteggere i propri interessi e quelli dei Paesi dell’Unione. Sia le azioni per garantire la sicurezza del Continente sia la revisione delle politiche commerciali alla luce dei dazi statunitensi sono misure necessarie poiché sono due facce della stessa medaglia.

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