Funziona il modello Gruber Logistics-Benetton-Accudire in una Italia in ritardo nella digitalizzazione della logistica

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Trieste – Seppur la legislazione in Italia non sia ancora pronta ad abbracciare appieno i processi di digitalizzazione della logistica non avendo ancora approvato i protocolli internazionali per l’utilizzo della CMR elettronica, Gruber Logistics, Benetton e Accudire proseguono con successo i test di utilizzo della CMR elettronica (eCMR) attraverso l’utilizzo della block chain come sistema di garanzia.

In ogni azienda, anche la più innovativa e digitalizzata ci sono ancora intere stanze dedicata alla gestione dei documenti, scaffali interminabili in cui si ammassano pezzi di carta che per motivi legali non possono essere digitalizzati e devono essere conservati nel caso in cui si presenti la necessità di controlli. Nel mondo del trasporto internazionale è ad esempio il caso delle CMR, il documento cartaceo che deve accompagnare ogni trasporto. Il suo utilizzo è regolato dalla convenzione delle Nazioni Unite per il trasporto di merci, firmata nel 1956, che regola per l’appunto il modo in cui le merci vengono trasportate a livello internazionale. Secondo questa convenzione, tutte le parti coinvolte in una spedizione utilizzano una lettera di vettura CMR per registrare le informazioni necessarie.

Eppure i limiti nell’utilizzo della carta sono evidenti: rallentamenti burocratici, possibilità di smarrimento, necessità di storage, ritardo nella catena dei flussi di cassa.
Ciononostante, dal 2008 ad oggi non sono stati fatti passi sostanziali in quanto l’accordo su come implementare il protocollo e la mancanza di soluzioni tecnologiche adeguate fanno tutt’oggi preferire la carta agli strumenti digitali.

Già nell’ormai lontano 2008 era stato fatto un tentativo di rinnovamento con la creazione di un protocollo internazionale che superasse la necessità di un documento cartaceo e che introducesse una gestione elettronica documentale, la cosiddetta eCMR, un documento analogo ma totalmente digitalizzato.

Intanto sono ben 31 i Paesi che hanno aderito al protocollo. Tra i neo-firmatari figura oggi anche la Germania che dal 5 aprile inizierà ad accettare l’e-CMR. Ad esclusione dell’Italia, tutte le principali economie del Vecchio Continente sono oggi firmatarie.

Ma dal punto di vista tecnologico alcune piattaforme sono in fase di sperimentazione e, seppure l’Italia, come detto, sia oggi l’unica tra le grandi economie europee a non aver firmato il protocollo, uno dei percorsi di ricerca maggiormente interessati è stato sviluppato – paradosso dei paradossi – proprio in Italia.

E gli aspetti del caso italiano sono davvero interessanti e molteplici. Si tratta in primis di una collaborazione tra soggetti pubblici e privati che racchiudono eccellenze italiane in vari ambiti. Il Gruppo Benetton è stato il protagonista di questa iniziativa che ha visto la partecipazione come azienda di trasporto anche Gruber Logistics, di autorità quali il Porto di Trieste e l’agenzia delle Dogane nonché di ACCUDIRE Srl, che ha fornito la piattaforma digitale.
Il flusso inoltre nel quale si stanno compiendo i test va dall’Italia alla Turchia. Gli aspetti interessati sono quindi il fatto che il modello possa funzionare anche in processi complessi che prevedono il cambio di modalità di trasporto (camion + nave) nonché paesi UE ed extra UE. Infine, la piattaforma “notarizza” la documentazione su un sistema blockchain, garantendo maggiore sicurezza e trasparenza, immodificabilità dei documenti digitali, data certa e geolocalizzazione.

Fonte per chi vuole approfondire l’argomento: Seareporter.it

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