Ed Enel, a fianco della nuova centrale a turbogas, produrrà 200 tonnellate di idrogeno l’anno tramite elettrolizzatore

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LA SPEZIA –  Non poteva mancare al convegno “Green Hydrogen Gulf” il focus sul progetto di Enel Green Power che, al fianco della nuova centrale a turbogas a Vallegrande, utilizzerà le sue aree per un impianto di produzione di idrogeno tramite un elettrolizzatore. L’impianto dovrebbe essere operativo già nel 2024

“Inizialmente sarà connesso alla rete elettrica nazionale – ha sottolineato Lorenzo Ducci, responsabile attività commerciale idrogeno –, ma entro il 2027 sarà alimentato da un impianto fotovoltaico installato proprio in area Enel. Produrrà fino a 200 tonnellate all’anno di idrogeno. Per il consumo finale abbiamo sottoscritto due memorandum, con Fincantieri e Adsp. E’ emerso, parlando in particolare con il cantiere del Muggiano, che non ci potrà essere un progetto nel breve periodo perché, semplicemente, non è pronta la tecnologia per utilizzarlo. Stiamo dunque lavorando con Confindustria, con l’idea di individuare partner industriali che debbano decarbonizzare i propri processi produttivi già nel breve periodo”.

Una cosa è produrre, altra cosa è trasportare. Produrre qui e trasportare altrove introduce l’aspetto del trasferimento che è già di per se stesso tecnicamente complesso. E’ così che dall’Enel la palla è subito passata a Snam in questa partita d’inizio. E che cosa ha risposto Snam? “Che sta lavorando per rendere le proprie infrastrutture utilizzabili in prospettiva anche per l’idrogeno”. Con il vantaggio comunque che l’ecosistema porto si presta alle applicazioni dell’idrogeno”.
Ad assicurarlo è stata Dina Lanzi, head of technical business unit hydrogen di Snam, che lavora a sua volta con Fincantieri e MSC per studiare come costruire le future navi ad idrogeno e come garantire lo stoccaggio del combustibile verde.
Così dopo il passaggio da Enel a Snam ecco quello da Snam a Fincantieri che con Massimo De Benedetti del Centro ricerca del Gruppo ha fatto presente come Fincantieri “utilizzi già l’idrogeno ala Spezia  e da molto tempo, visto che è installato sui nostri sottomarini, certo in scala molto più piccola rispetto a quelle che serviranno in futuro”.
 Continuando nella parata di idee e progetti, con Daniela Gentile di Ansaldo Energia si è evidenziato poi il ruolo che le turbine, ad idrogeno o biocombustibile, potranno avere nel tentativo di centrare gli obiettivi di abbattimento della CO2 al più vicino 2030.

Uno sguardo sul futuro, tra produzione e trasporto dell’idrogeno, è venuto in questi termini da Andrea Bombardi, vice presidente del Registro Navale (Rina): “In futuro vi saranno Paesi esportatori di idrogeno, magari sotto forma di ammoniaca, e quindi serviranno terminal di ricevimento. Lo riceveremo dal Golfo Persico, dall’Africa ma anche da più lontano, forse dall’Australia o dal Cile. Quindi i porti hanno già oggi un ruolo centrale nella transizione energetica, non solo come hub ma anche domani, come stazioni di rifornimento per terra e per mare, coinvolgendo anche camion e treni ad idrogeno di cui vi sono già esemplari in funzione in Germania”.

E Gianni Grasso, business development manager di ASG Superconductors,  “che alla Spezia ha il suo stabilimento più grande e più moderno” tra le soluzioni ha indicato quelle di un cavo che possa trasportare simultaneamente idrogeno ed energia elettrica, sistema che consente un frazionamento dell’energia tra una parte subito utilizzabile ed una seconda parte stoccabile. Questo sistema facilita la trasmissione dell’idrogeno a distanze interessanti e potrebbe essere perfetto per lo scenario spezzino”.

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