Ecco la nave di Gaia First che si candida a ripulire gli Oceani dalle isole di plastica trasformandola in energia pulita

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Napoli – Estratte dal cilindro della Naples Shipping Week le sorprese non finiscono di stupire, sia che siano allarmi sulla mancata filiera italiana dell’eolico in mare, sia, oggi, per Gaia First che vuole spazzare gli oceani e liberarli in pochi anni dalla morsa della plastica trasformata per di più in energia pulita. 

E’ Emanuele Mortari a raccontare su Ligurian Business Journal,  diretto da Odoardo Scaletti, questa storia aziendale e “il suo progetto ambizioso ma possibile”. E basta la premessa per capire l’importanza di questa sfida progettuale.

“Con la tecnologia attuale occorrerebbero 120 anni e più di 36 milioni di euro per eliminare una sola delle 5 isole di plastica presenti negli Oceani. Un progetto ambizioso ma possibile invece potrebbe rimediare in solo 5 anni utilizzando due navi. A questo progetto partecipa come partner anche il Rina (insieme a Breeze). L’idea è di Gaia First, società fondata da Gianni Valenti, un’organizzazione non governativa internazionale con sede a Parigi, ma con volontari in 25 Paesi del mondo, che sta raccogliendo donazioni a questo proposito.

“E’ stato lo stesso Gianni Valenti a spiegare – alla presentazione del progetto alla Naples Shipping Week – che si  tratta di utilizzare navi con unità di gassificazione per convertire la plastica raccolta in combustibile a zero emissione di carbonio che alimenterebbe le navi stesse.

E questi sono i numeri: ogni anno tra 5 e 13 milioni di tonnellate di plastica entrano nell’Oceano. Ogni anno si perdono nell’Oceano 640 mila tonnellate di attrezzatura usata nella pesca commerciale. Stiamo studiando la miglior tecnologia per individuare e raccogliere le macroplastiche fino a 3 metri profondità e convertirla in energia verde al ritmo di 25 tonnellate al giorno: combiniamo immagini radar, satellitari e gps per il percorso migliore, usiamo reti galleggianti e barriere a bolle d’aria.

Il vantaggio di questa tecnologia? E’ che la nave può rimanere in mare sempre, lavorando ventiquattro ore su ventiquattro per raccogliere la spazzatura e farne buon uso convertendola  in idrogeno verde o ammoniaca verde.

Nel progetto attuale, la nave avrebbe tutta la tecnologia a bordo per trattare i rifiuti, trasformarli in gas e conservarli in sicurezza.

L’impatto sull’ambiente? 50 tonnellate al giorno di rifiuti plastici misti raccolti produrrano 7,5 tonnellate di idrogeno, 2.700 tonnellate all’anno.

 

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