Genova – “L’adeguamento dei canoni per le concessioni demaniali marittime, con aumento previsto del +25,15% per 2023, andrà a colpire anche le imprese e le cooperative di pesca e acquacoltura che operano sul suolo demaniale”.
E’ una batosta – dicono le associazioni delle imprese del settore – non di poco conto e che supera oltre il doppio dell’inflazione, ad oggi intorno al 12%. Senza contare che le imprese del comparto ittico, inoltre, non hanno nulla a che vedere con i fatturati e gli utili di altri comparti che godono delle concessioni demaniali marittime, primi tra tutti quelli del settore turistico ricreativo.
La corsa agli aumenti, iniziata nel 2020 con il passaggio da un importo forfettario per le superficie minime di 361,89 euro alla ben più cospicua cifra di 2.500 euro (+355%), si sta delineando come sempre più insostenibile per un settore come quello della pesca e dell’acquacoltura, fondamentale per l’economia della nostra regione.
In questo scenario, secondo quanto riportato da Coldiretti Impresa Pesca, l’aumento del +25,15% è stato calcolato facendo la media sul paniere Istat tra i prezzi all’ingrosso e i prezzi al dettaglio dell’anno appena concluso (quindi tra +40% e +9%).