di Salvatore Avena
Il Porto della Spezia è uno dei principali porti italiani e un punto di riferimento strategico per i traffici marittimi nel Mediterraneo.
Negli ultimi anni ha avviato un processo di rinnovamento e di espansione delle sue infrastrutture e dei suoi servizi per aumentare la sua competitività e la sua integrazione con il territorio. Il Piano regolatore portuale (PRP, approvato nel 2010, è infatti il frutto di una visione lungimirante e ambiziosa che risale agli anni ’90, quando l’allora Presidente dell’Autorità portuale Giorgio Bucchioni ne indicò le linee guida per lo sviluppo del porto e per la sua integrazione e la sua armonizzazione con la città
Il Piano delineava l’espansione delle strutture portuali esistenti aggiungendo 140.000 metri quadrati di aree, oltre a nuove fondamentali opere infrastrutturali. All’interno di questo quadro sono stati realizzati il rafforzamento della rete ferroviaria portuale, la connessione diretta tra porto e rete autostradale, e recentemente avviati i progetti per l’ampliamento dei terminal Contship Italia e Gruppo Tarros. Sono stati, inoltre, avviati lavori per la nuova stazione per le crociere con il coinvolgimento delle principali compagnie – MSC, Royal Caribbean e Costa Crociere – e lo sviluppo del progetto di waterfront urbano di Calata Paita.
Questi interventi hanno già prodotto significativi miglioramenti come trasporti più efficaci e sicuri, una diminuzione dei costi e dei tempi operativi, l’incremento della sostenibilità ambientale. Gli obiettivi sono di raggiungere la movimentazione di 2 milioni di TEU, oltre 800 mila passeggeri, lo sviluppo di una logistica integrata e di prossimità nel retroporto di Santo Stefano Magra e di riconnettere la città con il mare attraverso l’ambizioso progetto di waterfront.
Come si vede Giorgio Bucchioni ha avuto il merito di impostare un piano regolatore portuale con una prospettiva di lungo periodo, basata sulla valorizzazione delle potenzialità del porto e sulla sua integrazione con il sistema logistico e produttivo del territorio. E dopo più di due decenni, quelle idee originarie si sono materializzate in un porto efficiente e moderno e con confini ben definiti, pronto ad attrarre nuovi flussi commerciali.
Con determinazione e lungimiranza Giorgio Bucchioni ha delineato inoltre un percorso enfatizzando la rilevanza dell’innovazione, della collaborazione e dell’integrazione in anni in cui non era ovvio riconoscere l’importanza del porto come motore di crescita economica per la città, specialmente nel contesto di sfide imposte dalle divergenze politiche e ideologiche di allora, che hanno portato a lunghi anni di contrasti. Il PRP fu tuttavia adottato, stabilendo chiari obiettivi, strategie e piani d’azione per esaltare le capacità del porto e assicurarne la competitività e la sostenibilità internazionale. Con fermezza e abilità, Giorgio Bucchioni e chi è venuto dopo di lui – Orlandi, Forcieri, Roncallo e Sommariva – hanno realizzato quella visione, dando vita a un modello di sviluppo portuale diventato sempre più indispensabile all’economia locale e nazionale.
Oggi si è aperta una nuova fase nella quale la città e il suo porto devono consolidare la propria identità e il modello economico per promuovere una cultura marittima portuale che oggi appartiene a pieno titolo alla città. L’obiettivo, dunque, è costruire quest’identità culturale di città portuale partendo dalla preziosa eredità lasciata da Giorgio Bucchioni.
Perché il porto non è solo una infrastruttura, ma anche luogo di scambio, di innovazione, di formazione, di coesione sociale. Il porto è il simbolo stesso di una città aperta che vuole affrontare le sfide del futuro con visione e coraggio, che vuole essere protagonista nel panorama economico nazionale e internazionale, ma che sa e vuole valorizzare anche culturalmente le sue risorse e le sue tradizioni.
Ecco perché è perfino naturale che sia arrivato il momento di essere una città portuale e non più una città con il porto.