Dopo Panama anche Suez: gli effetti sul commercio internazionale messo a dura prova

Tempo di lettura: 2 minuti

Suez – Eliminato (o quasi) il rischio pirati ora sono gli attacchi alle navi mercantili da parte dei ibelli Houthi dello Yemen a scoraggiare la rotta del Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.

Già importanti compagnie di navigazione come Maersk, Cma Cgm e Hapag-Lloyd avevano deciso di dirottare le loro portacontainer verso il Capo di Buona Speranza alle quali si è poi accodata Msc dopo l’attacco subito dalla Msc Palatium III (colpita da un drone) noleggiata dal Gruppo Messina e diretta al porto saudita di Jeddah.

L’attacco è stato infatti rivendicato dai ribelli Houthi che hanno iniziato a prendere parte  al conflitto che sta infiammando il Medio Oriente con l’invasione di terra dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e che ora rende rischioso anche lo stretto di Bab al Mandeb  – un canale largo 20 miglia, incastonato tra lo Yemen sulla penisola arabica e Gibuti e l’Eritrea su quella africana – che controlla l’accesso sud al Mar Rosso e quindi al Canale di Suez, tra i più strategici del mondo per il trasporto marittimo. Da Suez transita infatti il 12 per cento delle merci mondiali e il 30 per cento del traffico dei container.

Le milizie yemenite degli Houthi dal canto loro continuano a lanciare i loro attacchi dal cielo contro obiettivi marittimi nel Mar Rosso e verso Eilat, la città più a sud di Israele.

E se nessuno dei lanci di droni sembra aver colpito gli obiettivi. La Marina Usa dice di aver intercettato in volo 14 droni sopra il Mar Rosso soltanto nella mattinata di sabato 16 dicembre. Un altro è stato intercettato dai mezzi della Marina britannica, ha detto il ministro della Difesa inglese, che ha aggiunto come si tratti della prima volta che la Royal Navy deve compiere un’azione del genere dai tempi della Guerra del Golfo.

La minaccia diretta al commercio internazionale e alla sicurezza marittima è nei fatti.

E fino a quando l’allarme non rientrerà (si stanno studiando le contromisure sullo Yemen) la rinuncia al transito nel Canale di Suez è destinata a restare obbligando le navi in transito tra Oriente e Occidente, e viceversa, a circumnavigare in via precauzionale l’Africa per arrivare al Mediterraneo da Gibilterra.

Le compagnie che hanno ora sospeso le operazioni nell’area comprendono quattro delle prime cinque al mondo per cui le loro decisioni possano comportare pesanti conseguenze tra le quali l’aumento dei prezzi delle spedizioni in container e sull’intera dinamica delle catene di approvvigionamento. Sono più che evidenti infatti i costi aggiuntivi per l’equipaggio, per il carburante e per l’assicurazione con diretta conseguenza sui prezzi finali.

Con Panama senz’acqua per far funzionare il Canale tra Atlantico e Pacifico e ora con le minacce su Suez il commercio internazionale è messo ancora una volta a dura prova.

Condividi :

Altri Articoli :

Iscriviti alla nostra newsletter