LA SPEZIA – Chiusa la settimana di passione dei pescherecci italiani rimasti in banchina e quindi senza nessuna uscita per la pesca si apre una settimana di passione per l’autotrasporto.
La protesta per il carburante alle stelle ancora in cerca di risposte sta infatti dilagando in tutta Italia anche se in forme diverse. E benzina, si fa per dire, sul fuoco è stata gettata inoltre dallo stesso ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani che ha definito gli aumenti irragionevoli (e quindi immotivati e quindi terreno di speculazione).
Secondo una prima stima domani lunedì 70.000 mezzi pesanti (fra bilici e autotreni) rimarrebbero a motore spento in seguito alla decisione delle imprese di autotrasporto di non caricarsi di ulteriori oneri finanziari per l’impossibilità a far fronte da sole agli aumenti record nel costo del carburante.
La decisione del fermo di migliaia di Tir sarebbe comunque attenuata – si fa notare – dall’intervento in extremis di molte società committenti che hanno riconosciuto all’autotrasporto una parte degli extra costi in tariffa. Per cui “il numero dei mezzi che non partiranno, non sarà di quattro volte maggiore”.
“Ciò accade indipendentemente da qualsiasi sostegno e coordinamento – ha affermato Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – fornito dalla nostra Associazione a livello nazionale”. “Trasportounito, quindi, per evitare ulteriori contenziosi con la Commissione scioperi, nel ribadire che non è mai stato proclamato un “fermo nazionale”, non può far altro oggi che confermare come ciascuna impresa sia libera di decidere se continuare o meno a sottostare ad obblighi contrattuali gravosi ovvero a subire ricatti operativi e finanziari”.
Ricorrendo alla contestazione di inadempimenti (più formali che sostanziali) la commissione di garanzia aveva stoppato lo sciopero dei Tir in tutta Italia previsto per lunedì 14 marzo. Due i rilievi della commissione: il mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni e l’obbligo della predeterminazione della durata dell’astensione.
Ma come si è fatto notare una cosa è la sospensione dell’attività (obbligo contrattuale) come è per Trasportounito e una cosa è lo sciopero “senza preavviso” e “a oltranza”. Da Trasportounito si rileva a sua volta che il garante ha preferito ignorare lo stato di grave necessità preferendo rispolverare i criteri di una anacronistica rigidità burocratica.
Dal canto loro, le associazioni come Coldiretti, Filiera Italia, Unaproa, Assocarni, Unaprol, Impresapesca e Aia, sono preoccupate “per i danni incalcolabili” che il fermo può provocare alla filiera agroalimentare nel nostro Paese nel quale l’85 per cento delle merci viaggia su gomma.
Come visto Alis ha preso le distanze facendo sapere che non aderisce alla sospensione dei servizi mentre altre sigle come Unatras e Contrasporto aspetteranno l’incontro di martedì 19 marzo con il vice ministro Teresa Bellanova per poi prendere una decisione.