Cara Liguria, per l’Istat è seconda in Italia solo alla Sicilia per l’aumento dell’inflazione con un più 13,8 per cento

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Genova – La Liguria è balzata in ottobre al secondo posto per aumento dell’inflazione con una variazione del +13,8%, due punti percentuali sopra alla media nazionale.

Sono per lo più ibeni energetici, regolamentati e  non, a determinare questa straordinaria accelerazione dell’inflazione ma anche i beni alimentari continuano ad accelerare, in quasi tutti i comparti merceologici . Frenano solo i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.

È necessario risalire a giugno 1983  (+13,0%) per trovare una crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 (+11,9%) per una variazione tendenziale dell’indice generale nic superiore a +11,8%.

La Liguria si posiziona, con il +13,8%, non solo sopra tutte le altre regioni del Nord-Ovest ma anche delle altre, restando solo sotto al dato Istat in Sicilia (14,4%).

Genova registra un +13,4%: è quinta tra le grandi città italiane, prima tra quelle del Nord Ovest. Le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+9,1%) e Aosta (+8,7%).

L’accelerazione della crescita dei prezzi al consumo si deve prevalentemente ai prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +32,1% a +57,0%), sostenuta soprattutto dai beni energetici che sono inclusi in questo comparto merceologico, e, in misura minore, all’accelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +11,7% di settembre a +13,5%), di abbigliamento e calzature (da +2,5% a +3,0%) e di mobili, articoli e servizi per la casa (da +6,5% a +7,0%), con i prezzi delle comunicazioni che registrano una flessione meno ampia (da -3,0% a -2,4%).

La compensazione parziale viene dal rallentamento dei prezzi dei trasporti (da +9,5% a +8,1%) e dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +8,0% a +7,6%).

L’inflazione è quindi dovuta principalmente ai prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+6,180 punti percentuali), dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,484) e dei trasporti (+1,130). L’unico contributo negativo dai prezzi delle comunicazioni (-0,062).

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