Brief: cantieristica navale italiana trainata dalle filiere delle crociere e dalla nautica di lusso

Roma – I 9,1 miliardi di euro di export nel 2023 rappresentano il 36% nella produzione mondiale di navi da crociera.

E rappresentano un impatto economico di 2,7 milioni di euro generati per ogni milione investito.

E’ con questi numeri che la cantieristica navale italiana si conferma una delle filiere industriali più strategiche del made in Italy.

Un quadro certificato dal nuovo studio della Direzione strategie settoriali e impatto di CDP su quello che è ritenuto “un comparto ad alta intensità tecnologica, fortemente orientato all’estero e in piena trasformazione”.

Una filiera che in Italia è strutturata in 14.000 imprese e 180.000 addetti, distribuiti in ecosistemi regionali avanzati come quelli del Tirreno settentrionale-  Genova, La Spezia, Massa Carrara – e dell’Adriatico settentrionale – Monfalcone, Trieste, Venezia, Rovigo.

Altro dato di questo settore che genera un valore aggiunto di 14,5 miliardi di euro, pari a quasi l’1% del PIL nazionale, settore del quale le crociere la fanno da traino. L’Italia guida infatti il mercato europeo dell’export di navi da crociera con 4,7 miliardi di euro, davanti a Germania, Francia e Finlandia.

E rimanendo alla sintesi va tenuto conto di un settore in costante sviluppo: il portafoglio ordini globale fino al 2035 prevede infatti 67 nuove unità, per un valore di 57 miliardi di dollari. Di queste, 37 saranno costruite da Fincantieri e una da Mariotti, per un totale di quasi 33 miliardi di dollari, che corrispondono al 57% del valore mondiale.

Come si vede le prospettive sono solide: la domanda crocieristica è prevista in crescita del +5% annuo, con 40 milioni di passeggeri attesi entro il 2027, già oltre i livelli pre-pandemici (+17% rispetto al 2019).

A ciò va aggiunto che anche la nautica di lusso mostra segnali espansivi: l’Italia, come si sa, è leader globale nella produzione di super yacht, con una quota del 54% e un giro d’affari da 5 miliardi di euro.

Ma la competitività futura si giocherà su tre fronti chiave:
 Sostenibilità ambientale: entra in vigore la Convenzione di Hong Kong per lo smantellamento sicuro delle navi.
– Transizione energetica: oltre il 55% delle nuove navi sarà alimentato a LNG, crescono intanto le sperimentazioni su idrogeno e ammoniaca.
– Lusso esperienziale: crescono le crociere alto di gamma, spinte da clienti internazionali ad alta capacità di spesa.

Sul piano infrastrutturale, il 60% dell’impatto economico della filiera resta in Italia, mentre il restante 40% si distribuisce tra paesi partner industriali (Germania, Cina, USA, Francia). Il valore aggiunto nazionale nelle esportazioni navali è del 67%, con il 35% generato direttamente dai cantieri e il 32% dai fornitori italiani.

Ultima considerazione: l’Italia, pur rappresentando solo il 7% degli ordini navali mondiali, mantiene la sua centralità grazie alla specializzazione in prodotti ad alta complessità (navi passeggeri, militari e da diporto) e a una rete di cantieri flessibile e interconnessa. 

Nella foto l’Aida al Molo Garibaldi Est dello Spezia Carrara Cruise Terminal dei Porti della Spezia e di Marina di Carrara

Credit: Adraports

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