Piacenza – La Fai, Federazione degli Autotrasportatori Italiani aderente a Conftrasporto, condanna l’episodio di sfruttamento dei lavoratori emerso oggi a Piacenza.
L’episodio è emerso in seguito a un’indagine della Polizia in una ditta di trasporto su gomma, indagine che ha portato al sequestro di beni in diverse città italiane e dell’Est Europa.
“Ancora una volta siamo costretti a registrare come la mancanza di controlli preventivi adeguati e previsti da leggi poco applicate produca come risultato la presenza nel nostro territorio di personaggi legati alla malavita, che innescano fenomeni di sfruttamento, oltre a una serie di incidenti sul lavoro che spesso si registrano sulle nostre strade”, commenta il presidente nazionale Fai Paolo Uggè.
“Gli appelli che più volte abbiamo lanciato sono spesso caduti nel vuoto – prosegue Uggè – Su questi fatti si registra solo qualche articolo di stampa, ma il fenomeno andrebbe scandagliato, approfondito, per comprenderne la gravità andando all’origine dei fatti. Episodi come quello scoperto dalle Forze dell’Ordine, alle quali va il plauso della Fai, non dovrebbero esistere in un Paese civile”.
“Le regole introdotte dalle leggi esistono, così come esiste il principio della responsabilità condivisa tra i soggetti che partecipano ad una attività di trasporto. Non è più ammissibile, anzi diventa connivenza colpevole, l’inerzia”, conclude il presidente della Federazione degli Autotrasportatori Italiani, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per evidenziare la necessità di maggiori controlli per la sicurezza stradale e il rispetto delle regole nei luoghi di lavoro.
Tornando alla cronaca, la Polizia di Stato ha eseguito a Piacenza e nelle province di Milano, Pavia, Cremona, Catania, Messina e Trapani, in Svezia e in Bulgaria, un decreto di sequestro di beni nei confronti un imprenditore del trasporto su gomma, di origini siciliane, da anni insediatosi nel tessuto economico emiliano. Il provvedimento è stato emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Bologna su proposta del questore Ivo Morelli e l’operazione è stata eseguita dalla Divisione Anticrimine della Questura di Piacenza insieme al Servizio Centrale Anticrimine con la finalità del contrasto all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento del lavoro nero.
In una nota la questura di Piacenza precisa che il sequestro ha riguardato “beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore stimato di 12 milioni di euro, riconducibili direttamente o tramite una schiera di prestanome all’imprenditore, ritenuto socialmente pericoloso”. Secondo le accuse l’imprenditore era “dedito a reati tributari, fallimentari, in materia di falsificazione di mezzi di pagamento, immigrazione e prostituzione”.