Genova – “Le crescenti pressioni sui costi, le interruzioni dell’offerta e delle capacità con i prolungati lockdown generati dal COVID e la guerra in Ucraina hanno creato un mix di fattori potenzialmente invalidanti per tutte le aziende di servizi di trasporti e logistica”.
L’allarme arriva da FAI Liguria, la federazione degli autotrasportatori italiani aderente a Conftrasporto.
“Gli effetti dell’inflazione si sono registrati in modo preponderante sui prezzi del diesel – spiega il presidente Davide Falteri – con sostanziali aumenti di tariffe nel primo trimestre 2022 e ancor di più nel secondo semestre. Rispetto al prezzo minimo di 1,10€ indotto dalla pandemia nel secondo trimestre 2020, il costo medio ponderato del diesel è stato del 52% superiore nel primo trimestre del 2022”.
“Oltre a quello del carburante, si sono registrati aumenti in altre ‘voci’ di spesa delle imprese di autotrasporto: la difficoltà di reperire autisti sta causando un’impennata senza precedenti delle retribuzioni nelle contrattazioni collettive, che pure avevano visto l’entrata in vigore di costi sanitari e formativi supplementari”, aggiunge Falteri.
Un’altra difficoltà è rappresentata dai ritardi nella consegna rispetto agli ordini di nuovi mezzi, come spiega il vicepresidente di FAI Liguria Claudio Sensi: “L’acquisto di veicoli (motrici, rimorchi e semirimorchi) ha conosciuto ampi ritardi nelle consegne e rincari nei prezzi di vendita (dal +10% al +20%). Aumenti del 10% anche nelle variabili legate alle manutenzioni, alle revisioni, agli pneumatici, all’energia”.
“I rincari riguardano anche le aziende che, oltre ai camion, gestiscono un terminal o un magazzino, e vanno ad aggiungersi ai costi strutturali superiori propri dell’edilizia (bitumi e asfalti per i piazzali, impianti elettrici, consulenze tecniche)”, conclude il vicepresidente Fai-Conftrasporto Liguria.