LA SPEZIA – “In Italia c’è stato un breve ritorno di fiamma sulla logistica poi il piattume della burocrazia che rischia di compromettere anche l’utilizzazione del PNRR”.
La denuncia arriva da Alessandro Laghezza, Ceo di Laghezza Spa, in una dettagliata intervista rilasciata al magazine ShipMag nella quale torna a chiedere un cambio di passo.
Pessimismo? Si chiede ad Alessandro Laghezza? “Si tratta – risponde secco – di sano realismo finalizzato anche a richiamare su questo settore l’attenzione del Governo che scaturirà dalle prossime elezioni”.
E alla successiva domanda-constatazione un parere molto duro? La risposta è: “No, un parere realistico con la volontà di far squillare più di un campanello di allarme circa i rischi che il sistema Paese corre; l’alternativa è fra un’incapacità a produrre leadership logistiche e la conferma dell’Italia come terra di conquista da parte dei grandi gruppi internazionali”.
La pandemia e la crisi negli approvvigionamenti – è il ragionamento di Laghezza – aveva provocato un mezzo miracolo: far comprendere anche all’Italia, e non mi riferisco solo alle sue istituzioni, l’importanza determinante di una logistica efficiente. Ma questo clima di riscoperta è durato ben poco uscendo in meno di due mesi dai riflettori pubblici.
Nonostante che la crisi del sistema logistico internazionale causata dalla pandemia abbia posto in evidenza la debolezza dei centri decisionali del sistema che non hanno trovato nulla di meglio che rilanciare come novità l’ipotesi di nuova governance specie per il comparto portuale, con il rischio più evidente che relativo al PNRR e al gap che esiste e si ripropone ogni giorno fra le enunciazioni di grandi progetti e grandi lavori e la messa a terra, la cantierizzazione di questi progetti che nella maggior parte dei casi sono fermi al palo”.
Per Laghezza c’è ancora comunque tempo per per invertire la rotta e oggi più che mai proprio per la crisi energetica, la pandemia, la rinegoziazione della globalizzazione, la carenza di materie prime che vedono la logistica che si sta ridisegnando creando spazi insperati.
Un esempio? Basti pensare al Mediterraneo che ha recuperato la sua centralità nell’interscambio mondiale via mare oltre che dal punto di vista geo-politico.
E quindi? “Ora tocca all’Italia cambiare marcia”.