LA SPEZIA – Questa mattina è stata presentata dal Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, dalla dirigente ai Servizi Culturali Rosanna Ghirri e dal direttore del Museo Civico “Amedeo Lia” e curatore della mostra Andrea Marmori, “Naturale Meraviglia. Tesori e opere d’arte dalle corti dei principi”, il cui allestimento è a cura di Emanuele Martera.
“La meraviglia è la forza che muove gli esseri umani alla conoscenza, come diceva Aristotele, e come in un gioco di specchi, la nuova mostra del Museo Civico Amedeo Lia lascerà stupefatti i visitatori incoraggiandoli allo stesso tempo ad un’approfondita cultura sulle nostre collezioni civiche, in dialogo con prestiti straordinari provenienti da tutta Italia – dichiara il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini – In un viaggio straordinario come fossimo calati nelle corti dei principi del Cinquecento densi di tesori non solo preziosi ma soprattutto curiosi, frutto delle scoperte dell’uomo e della scienza che si affacciava nel mondo, “Naturale Meraviglia” è una mostra che rimarrà nel cuore degli spezzini, turisti e visitatori. Grazie a un gioco di rimandi fra dipinti, oggetti preziosi, storia naturale e ossature di animali imponenti, parte del Museo si trasforma in una Wunderkamer, una stanza delle meraviglie: una su tutte, una scultura di terracotta di Jacques Canonici che rappresneta il ciclope accecato da Ulisse con un dente di un narvalo che in passato si credeva fosse il magico corno dell’unicorno”.
Con questa mostra, una parte del Museo Lia si è trasformata in una meravigliosa Wunderkammer, un particolare e sensitivo genere di raccolta affermatosi nelle corti e nelle residenze principesche a partire dal XVI secolo, con una concentrazione specifica al centro dell’Europa. Era all’interno di queste stanze ermetiche ed esclusive che il collezionista adunava tutto quanto fosse rarità e portento, le cosiddette mirabilia, esibendo materiali che la natura stessa è in grado di fornire – i naturalia– la cui raccolta era motivata tanto per via di una fascinazione intrinseca che per eccezionalità di forma o dimensione, insieme ad altri manufatti – gli artificialia -, di perentoria originalità e unicità, la cui realizzazione comportava competenze complicate, di segreta pratica. In questo contesto la natura era vista come una miniera inesauribile dalla quale cavare inattesi e sorprendenti arcani, la cui raccolta esprimeva il desiderio, tipicamente umanista, di una conoscenza enciclopedica del mondo, quasi un’intima necessità, quando le collezioni erano intese anche come occasioni di studio e sperimentazione.
Ed è questo il motivo per cui questi ambienti, pur nella loro relativa accessibilità, possono essere considerati come il primo stadio dello sviluppo del concetto di museo, sebbene, a differenza di quest’ultimo, mancanti delle inalienabili caratteristiche della sistemazione e del metodo. Le wunderkammern erano il cuore pulsante eppure un po’ malato delle collezioni principesche, il mistero alchemico del mondo mantenuto segreto per essere poi svelato a pochi fortunati iniziati.
Al Museo Lia sono conservati ed esposti in mostra alcuni manufatti che appartengono a tale contesto culturale, tra cui il calice prodotto a Norimberga nel XVII secolo, la cui coppa è costituita da un uovo di struzzo inciso ed annerito a raffigurare il giudizio di Salomone: il piede in argento ne amplifica la singolarità in virtù dell’abilità dell’anonimo orafo che con sapienza compone un bestiario immaginario, dove volpi minuscole convivono in improbabile armonia con pavoni ed enormi lucertole. E ancora coppa di calice era quasi con certezza anche il Nautilus inciso, graffito e in parte annerito in modo che il calcare tigrato di cui è composto e la sottostante madreperla si sovrappongano a disegnare mostri marini, ricci vegetali, un tulipano, il fiore diletto del Seicento.
E poi la suppellettile in cristallo di rocca, del tutto limpido e da sempre ritenuto pietra magica, di intrinseca e insondabile virtù, alla quale venivano imputate facoltà ipnotiche utili nella negromanzia e in qualsiasi forma di preveggenza amplificando le capacità divinatorie del suo detentore. Il cristallo di rocca era utilizzato per la fabbricazione di sfarzose suppellettili già in epoca ellenistica, presto divenendo tra i materiali prediletti dai Romani che riuscivano con incredibile sapienza a elaborarlo fino a ottenere oggetti di sottilissimo spessore, di inimmaginata raffinatezza e indicibile abilità tecnica. A Bisanzio se ne era precocemente consolidato il collezionismo, rivolto a oggetti antichi, e quindi rinnovata la produzione, specie tra X e XI secolo, unitamente al diffuso interesse per le pietre dure quali l’agata e la sardonica, i cui presunti poteri e le credute influenze sulla vita umana venivano variamente declinati.
L’avventurarsi in terre sconosciute, il raggiungimento dei tropici, dell’equatore, la rivelazione di nuovi mondi e altre genti allargavano a dismisura le conoscenze, rivelando animali, piante, rocce che apparivano inedite, fino ad allora ignorate. Gli oceani narravano le buie profondità lasciando affiorare i loro sconosciuti abitanti, e dalle acque calde del grande mare indiano ecco giungere conchiglie di dimensioni mai viste. A supporto di quanto pertanto conservato al Museo Lia, oltre gli importanti prestiti da altri musei italiani, la collaborazione con il Museo Civico Etnografico “Giovanni Podenzana” della Spezia contribuisce, grazie alla sezione tassidermica storica, a proporre un fantastico campionario animale, in particolare ornitologico, e anche vegetale, grazie agli erbari sette e ottocenteschi inediti e in corso di restauro, in collaborazione con l’Orto Botanico di Pisa. I giacimenti delle molteplici collezioni del Museo Etnografico, uno dei più importanti d’Italia, secondo in Liguria dopo il genovese Museo Doria fondato nel 1864, pochi anni prima, consentono in alcuni casi di mettere in mostra per la prima volta alcuni dei numerosi reperti, storicizzati: nel 1878 la collezione di avifauna del Museo aveva già raggiunto duecento esemplari, con alcune specie molto rare, esposte ora dopo molti decenni.
Non solo, anche la Biblioteca Civica “Ubaldo Mazzini” ha partecipato alla ricostruzione di una Wunderkammer nel Museo grazie al prestito di otto stampe di carte geografiche della fine del XVII secolo e di due volumi scientifici del XVII e XVIII secolo.
E ancora, dalle collezioni archeologiche del Castello San Giorgio proviene una piccola Venere in bronzo di epoca romana già appartenente alla collezione Fabbricotti.
Prestiti e contributi scientifici:
Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
Brescia, Fondazione Brescia Musei
Calci (Pisa), Università di Pisa, Museo di Storia Naturale
Carrara, Accademia di Belle Arti di Carrara
Chiavari, Società Economica di Chiavari
Cremona, Museo Civico Ala Ponzone Cremona
Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure e Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici
Fontanellato (Parma), Labirinto della Masone, Fondazione Franco Maria Ricci
Genova, Civici Musei di Genova, Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso
Genova, Musei Nazionali di Genova, Palazzo Spinola e Galleria Nazionale della Liguria
La Spezia, Collezione Privata
La Spezia, Biblioteca Civica “Ubaldo Mazzini”
La Spezia, Museo Civico Archeologico del Castello
La Spezia, Museo Civico Etnografico “Giovanni Podenzana”
Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Barberini e Galleria Corsini
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Info Museo Civico “Amedeo Lia”
La Spezia, via del prione 234 – Tel. 0187727220
Email. museolia.reception@comune.sp.it
Sito www.museolia.museilaspezia.it
FB @museoamedeolia
IG @museoamedeolia